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TAI CHI
Stile Chen
Tui Shou
QI GONG
KUNG FU

COSA E' IL TAI CHI?

Il Taiji Quan (o Tai Chi) e’ un’antica arte marziale cinese basata sul concetto taoista di Yin-Yang, l’eterna alleanza degli opposti. Letteralmente Quan significa arte di combattimento, sistema marziale mentre Taiji indica la massima armonia degli opposti (Yin-Yang). Nato come sistema di autodifesa, il Tai Chi si e’ trasformato nel corso dei secoli in una raffinata forma di esercizio per la salute ed il benessere ma molte scuole continuano ad insegnarlo ed esercitarlo come vero e proprio sistema di difesa. Tra tutti gli stili di Taiji Quan, lo stile Chen e’ quello originario da cui si sono sviluppati tutti gli altri ed e’ quello che ha mantenuto intatti gli elementi caratteristici di quest arte. Lo studio di questo stile richiede un’esercitazione molto piu’ complessa ed esigente. Per questo motivo e’ fondamentale iniziare la pratica con gli esercizi di base che possano far comprendere i concetti di equilibrio di Yin e Yang, di radicamento, di rilassamento, di connessione del corpo, di movimento a spirale e di accumulo ed emissione della forza. Un altro esercizio fondamentale e’ la “Forma” (Tao Lu), un sistema di movimenti concatenati e spiraleggianti che vengono eseguiti in un modo lento e senza interruzioni. Tali movimenti possono essere eseguiti a mani nude o con le armi caratteristiche dello stile e in realta’ mimano la lotta con un opponente immaginario. Infine, esiste la pratica del Tui Shou, un insieme di esercizi che vengono eseguiti in coppia e che servono per sviluppare sensibilita’ ed ottimizzare l’impiego della forza. Gradualmente si studiano tutti i movimenti proposti e si introducono i principi fondamentali: si impara ad acquietare la mente, a muovere il corpo in modo rilassato e consapevole, a calmare il respiro. La pratica attenta e costante di questa arte, grazie alla morbidezza, alla circolarita’ e alla lentezza con cui vengono eseguiti i movimenti, rende il corpo piu’ agile e armonioso, migliora la postura ed ha un effetto benefico sul sistema nervoso e sulla circolazione. Scopo ultimo di questa arte e’ stimolare il libero fluire dell’energia vitale e stabilire armonia ed equilibrio tra corpo e mente.

Il Taiji Quan è un sistema marziale molto completo. Coinvolge infatti corpo e mente nella preparazione ed esecuzione delle tecniche, e richiede la massima precisione per ottenere il massimo risultato. La lentezza con cui si eseguono gli esercizi a solo è necessaria appunto per ottenere questa precisione. Niente è lasciato al caso. Siamo di fronte a un sistema scientifico in cui tutto è studiato per ottenere il massimo risultato dal nostro addestramento.

Caratteristiche generali del Taiji Quan quale “ Arte Marziale ” sono:
– Fluidità, continuità, circolarità del movimento. Le azioni e le tecniche scorrono in modo fluido ed ininterrotto rispettando il principio fondamentale dell’alternanza dello Yin e dello Yang realizzando attraverso le spirali dei movimenti ciò che è diretto.
– Connessione, rilassamento, intenzione del corpo e della mente. In ogni “sua” azione ogni parte del corpo è collegata all’altra in maniera tale che il movimento che viene originato dalla terra e diretto dal centro del corpo si riflette nella sua periferia, questo avviene in uno stato di rilassamento, permettendo al Qi (energia) di fluire secondo l’intenzione generatrice (Yi).
– Ascoltare, cedere, aderire, rilasciare. Il Taiji Quan insegna ad ascoltare il movimento e l’intenzione di chi ci sta di fronte, aderendo e cedendo ad ogni sua iniziativa, utilizzandola a proprio vantaggio e rilasciando la forza al momento opportuno.

Il contrasto tra la lentezza delle forme e la velocità con cui un praticante di Taiji Quan combatte e si muove nella realtà, è solo apparente. Si dice nei classici che “una grande lentezza genera una grande velocità”, e se ci pensiamo bene, ciò è in perfetto accordo con il principio di Yin e Yang. Solo da uno Yin portato al suo massimo, può nascere lo Yang. Ma in pratica la velocità del combattente di Taiji è data soprattutto da due fattori: la sua scioltezza (tutti gli allenamenti di Taiji sono fatti senza contrazione muscolare), e la sua sensibilità.
Il praticante di Taiji si muove semplicemente prima dell’avversario, eseguendo la traiettoria più corta e più giusta. Ecco perché arriva prima. Ciò è possibile sentendo (TING JIN) in anticipo il movimento dell’avversario, e di conseguenza anticipandolo o comunque mantenendo una posizione di vantaggio. E’ da notare che a livelli avanzati, e con la crescente abitudine al combattimento, questa sensibilità non si manifesta solo a contatto, ma anche “a distanza”. Di conseguenza saremo capaci non solo di “sentire” ma anche di “vedere” l’intenzione dell’avversario.

Tipologie di tecniche


Il Taiji usa tutto il corpo per colpire: spalle, anche, ginocchia, gomiti, mani. Le singole parti vengono rese apparenti (yin) o sostanziali (yang) a seconda dell’effetto che desidera ottenere.

FA: il palmo delle mani (ZHANG) è il colpo più usato negli stili interni. Un colpo con il palmo della mano ha un effetto devastante e può provocare lesioni interne. Il pugno (QUAN) è sempre dato in scioltezza fino alla fine. E’ bene ruotare il pugno in connessione al proprio centro per dargli forza esplosiva. I calci (JIAO) non sono mai alti, e il loro uso, negli stili interni, è limitato.

NA: le leve articolari (QINNA) sono applicazioni che studiano dettagliatamente la tecnica di attaccare le articolazioni con lo scopo ultimo di romperle.

SHUAI e TUI: le tecniche di corpo a corpo nel Taiji Quan si basano sempre e solo su un principio: far perdere il centro e l’equilibrio all’avversario. Una volta che l’avversario non ha più radici, è possibile strattonarlo e scuoterlo come un fuscello, o proiettarlo al suolo senza grande fatica. Si dice: “usare la forza dell’avversario contro di lui”, e “400 grammi di forza vincono 100 chili”.
La chiave è in un solo punto: quello dell’equilibrio.

La cattiva pubblicità ci ha dato un’idea sbagliata del termine “Gong Fu” (Kung Fu). Ai più sembra che esso sia soltanto un metodo di combattimento basato su calci e pugni . Il Gong Fu cinese non è questo. Il termine è spesso usato come sinonimo del meno comune “Wushu”, che designa l’insieme delle arti marziali cinesi. In Cina abbiamo centinaia di sistemi di combattimento, più o meno noti…Molto famosi sono lo Shaolin Quan e il Taiji Quan, perché rappresentano gli opposti nel porre l’enfasi sul “duro e veloce” (Shaolin) e sul “morbido e lento” (Taiji), ma soprattutto perché conobbero uno sviluppo storico favorevole. Le arti marziali cinesi (Wushu) si dividono in due grandi “famiglie”: Waijia e Neijia, “stili esterni” e “stili interni”. Quindi con il termine Gong Fu indichiamo una qualsiasi delle arti marziali cinesi, esempio il Taiji Quan. Ma il termine, letteralmente, ha anche e soprattutto un altro significato quello di “duro lavoro”.

I maestri dicono che il Gong Fu è fatica, non c’è Gong Fu se non c’è fatica. In questa eccezione, è Gong Fu tutto ciò che è ottenuto con un duro lavoro. Il termine acquista quindi il significato di “capacità”, “abilità” nel compiere qualcosa. Una persona qualsiasi, un artigiano, un falegname, un pittore può avere o non avere Gong Fu, talento, capacità e questo dipende dal suo più o meno duro lavoro. Anche un praticante di arti marziali può avere o meno Gong Fu; se non ce l’ha, i suoi movimenti saranno privi di efficacia, saranno “vuoti” e non funzioneranno. Saranno come movimenti di una danza.
Per il praticante di Taiji Quan il Gong Fu risiede nella pratica costante (duro lavoro) e nella comprensione di questo sistema cosi strano per il nostro modo di pensare. Un praticante Taiji Quan ha Gong Fu se incarna, rappresenta e dimostra i principi del suo sistema, principi di cedevolezza, di forza interna, atti a sconfiggere l’avversarlo senza l’uso canonico della forza (muscolare).

Storia del Taiji Quan


Jou Tsung Hwa lo definisce come “l’ultima e la più elevata fra le arti marziali. Esso si basa sui tre fondamentali principi della filosofia Taiji: la trasformazione dei trigrammi dell’I-Ching, il diagramma Taiji e i cinque elementi. Gli obiettivi del Taiji Quan includono l’armonia della mente, il miglioramento dello stato di salute e l’ottenimento del ringiovanimento e della longevità”. L’origine leggendaria fa risalire la creazione di questa pratica al venerabile Zhang Sanfeng, eremita taoista citato dai testi classici come vivente nel XII-XIII secolo e proclamato santo nel 1459: questi, meditando sulla natura aggressiva delle arti marziali, ritenne di poterle volgere a metodo per sviluppare lo spirito. Un giorno osservando una gazza che cercava di colpire un serpente, rimase colpito dai movimenti del rettile che si difendeva: contorcendosi e arrotolandosi, l’animale eludeva l’attacco. Tale sarebbe stato lo spunto della creazione di un esercizio per lo sviluppo della padronanza di sé detto Quan-pugno. Tale pratica adottata nei monasteri e nelle scuole dei templi taoisti doveva condurre all’armonizzazione di corpo, mente e spirito attraverso il movimento e la concentrazione su di esso. Già presso il tempio di Shaolin si praticavano tecniche ricondotte a caratteristiche e movenze animali: il Drago che sviluppa attenzione e calma; la Tigre che rinforza le ossa; il Leopardo che incrementa l’applicazione della forza; la Gru che abitua alla concentrazione e alla stabilità e infine il Serpente, che stimola la respirazione interna e la sensibilità del corpo. Zhang Sanfeng stesso avrebbe descritto il Taiji Quan così: “la forza interiore è radicata nei piedi, sviluppata nelle cosce, controllata dalla vita ed espressa attraverso le dita delle mani”. Ma forse l’associazione della figura dell’immortale taoista con il Taiji Quan è di natura prettamente propagandistica o del tutto erronea: un maestro di pugilato del XVI secolo affermava di aver imparato una tecnica dall’alchimista Zhang Sanfeng, eremita sul monte Wu-dang, che l’aveva acquisito dall’imperatore scuro in sogno, senza però citare esplicitamente il Taiji Quan. Qualunque sia la natura degli antichi racconti, questi sono sintomatici del clima e dei molteplici aspetti e apporti da cui ebbero avvio le arti marziali e questa in particolare. Dal punto di vista prettamente storico però si deve attendere fino al secolo scorso, quando nel 1949 la Cina ha iniziato una campagna di promozione delle arti marziali su larga scala, perseguendo anche la definizione delle genealogie di ciascun ramo. In tal modo negli anni ’60 lo studio accurato delle fonti storiche, con lo spoglio della documentazione privata delle famiglie e poche tracce incrociate, fanno risalire le origini del Taiji Quan a CHEN WANG TING (IX generazione della famiglia Chen), guerriero professionista vissuto nella prima metà del 1600 tra la fine della dinastia Ming e l’avvento dei Ching, impegnato attivamente contro il banditismo. A questo personaggio si dovrebbe la creazione e la perpetuazione familiare all’interno del proprio villaggio di Chenjiagou nella provincia di Henan, di 5 Lu (forme) di Taiji Quan; 5 forme di Pao Cui (pugni come colpi di cannone), e 1 forma di Chang Quan (la lunga boxe di 108 posizioni). I suoi meriti fondamentali in campo tecnico sarebbero la combinazione degli esercizi di Taiji Quan con le tecniche del Daoyin (applicazione dell’energia interna) e del Tuna (respirazione profonda), e la creazione degli esercizi di Tui Shou (spinta con le mani) a due.

Elementi di pratica del Taiji Quan


Si pensa che in origine le posizioni fossero assunte separatamente, e che solo in un secondo tempo siano state legate in una serie continua di movimenti detta “forma”. Ma poiché il Taiji Quan si basa proprio su tale continuità, il primo e principale obiettivo del praticante è quello di passare correttamente da una posizione all’altra; tali passaggi sono troppo complicati per essere semplicemente descritti. Ecco perché risulta impossibile apprendere il Taiji Quan da un libro per un principiante, mentre può fornire una guida per chi conosce già i fondamenti.
Prima di praticare la forma si assume la posizione di attenzione: eretti con il volto verso nord; la testa, il collo, il busto allineati e perpendicolari alla terra, ma il più possibile rilassati. Sciogliere ogni tensione nervosa o muscolare, svuotare la mente per ottenere la serenità interiore, lo stato di Wu-Chi (“cuore sereno e mente concentrata”).

Poi subentra l’intenzione, Yi, o pensiero creatore, prima ancora che il movimento abbia inizio; il peso è ancora ancorato a terra “attraverso” i piedi; la testa e la spina dorsale devono essere dritte. Per permettere allo spirito di vitalità (Shen) di salire alla sommità del capo, la testa deve essere tenuta come se fosse sospesa con una corda dall’alto. Il rilassamento deve rendere percettiva ogni parte del corpo, lasciando così che l’energia in circolo, il Qi possa scendere nel Dantien (“campo di cinabro”), un punto posto tre dita sotto l’ombelico e due dita in profondità. Questa posizione pone l’uomo al centro tra il Cielo (Yang) e la Terra (Yin), in modo che la pratica del movimento Taiji lo inserisca nella naturale corrente dell’universo.

Così come nel diagramma Taiji, in tutte le figure eseguite dal praticante si devono riconoscere degli archi; in particolare si definiscono i 5 archi: due archi delle gambe, due archi delle braccia e l’arco della schiena.

Lo Yang indica la sostanzialità e solidità mentre lo Yin è la vacuità, completandosi e succedendosi si avrà la nascita dello Yang quando lo Yin è al culmine e viceversa; nel Taiji Quan è importante distinguere chiaramente tra pieno e vuoto.
Una delle caratteristiche fondamentali del Taiji Quan è quella di rendere il praticante capace di usare l’energia interna al posto della forza muscolare. Da ciò risulta evidente come il Taiji Quan e il Tui Shou siano dei veri e propri laboratori per la scoperta di se stessi, del funzionamento del proprio corpo e della propria energia interna. Ogni movimento di Taiji Quan genera un’energia, o forza, che i cinesi chiamano Jing. Essere in grado di comprendere questi Jing corrisponde sicuramente a un buon livello di pratica. Nel Taiji Quan abbiamo otto Jing di base detti “gli otto cancelli”-Ba Men, a cui si sommano “i cinque passi”-Wu Pu, ed è per questo che spesso nel parlare di Taiji Quan si parla di “tecnica dei tredici movimenti”.

Gli otto cancelli sono: PENG – parare LU – andare indietro ruotando JI – premere AN – spingere verso il basso o respingere CAI – torcere o tirare verso il basso LIEH – dividere ZHOU – colpo con il gomito KAO – spallata o colpo con il corpo

A questi si sommano i cinque passi: -avanzare -indietreggiare -volgersi a destra -volgersi a sinistra -centro o equilibrio.

Gli otto cancelli si riconducono alle Quattro Direzioni (Ssa-Cheng) e ai Quattro Angoli (Ssa-Yu); mentre i cinque passi sono ricondotti ai Cinque Elementi (Wu-Xing).

Scuole di Taiji Quan


Scuola CHEN

Alla fine del 1700 però tutto il lavoro di Chen Wangting era andato perduto tranne la prima forma del Taiji e la prima forma di Pao cui, quando CHEN CHANG XIN (o Chen Changhsing, 1771-1853, XIV generazione della famiglia Chen) unificò e risistemò il materiale pervenuto fino a lui dividendolo in due parti: Lao jia yi lu (vecchio stile prima forma) e Lao jia er lu (vecchio stile seconda forma, comunemente detta Pao cui, pugni come colpi di cannone). In seguito rielaborazioni della Lao jia sono apportate dai fratelli CHEN YOUBENG e CHEN YOUHENG, originando la forma Xin jia-“nuovo stile”; con loro iniziò anche la diffusione dello stile Chen al di fuori della famiglia. A questo periodo risale l’omissione del principale aspetto marziale a favore di altre finalità, poiché l’introduzione delle armi da fuoco su larga scala ne aveva penalizzato l’interesse. Di fatto molte forme di Xin jia insegnate oggi non sono altro che la Lao jia insegnata da Chen Fake (1887-1957, XVII generazione Chen) a Pechino nel 1930, più dinamica e con qinna (leve articolari); con lui hanno studiato i figli Chen Zhaoxu e Chen Zhaokui, il nipote Chen Zhaopi e gli allievi Gu Liuxin e Feng Zhiqiang. Oggi rappresentano la famiglia Chen, Chen Xiaowang, Chen Xiaoxing (figli di Chen Zhaoxu, nipoti di Chen Fake), Chen Zhenglei, Zhu Tiancai e Wang Xian (allievi di Chen Zhaopi), XIX generazione della famiglia.

Scuola YANG

Dalla originaria scuola Chen derivarono altre scuole, tra cui la principale, anche per la diffusione all’estero, è la scuola Yang. Nel XVIII secolo, l’allievo di Chen Changxin, YANG LUCHAN (1799-1872) portò questa boxe a Pechino, insegnandola anche alla famiglia imperiale, con leggere modifiche sia sue che dei suoi discendenti, trasformandolo da metodo di combattimento a tecnica salutistica. A quel tempo il Taiji veniva chiamato Hua o Chuan neutralizzante e Mein o Chuan morbido, perchè trasformava la difesa in attacco ed era morbido come il cotone.
Così lo imparò YANG CHIEN HOU, figlio di Yang Luchan, che lo propose col nome di “stile di mezzo”; in tal modo si originò una scuola diversa, sistematizzata da YANG CHEN FU (1883-1936), nipote di Yang Luchan, con il “grande stile”, più lento, continuo e aggraziato. In particolare questo ceppo del Taiji perde ogni emissione energetica rapida (Fa jin), e vi sono poche tecniche a pugno chiuso.

Scuola WU

Ad uno dei figli di Yang Luchan, YANG BANHOU fa capo un altro indirizzo: egli insegnava “una piccola concatenazione” con movimenti più contratti; il suo allievo WU QUANYOU la trasmise al figlio WU JIANQUAN (1870-1942), creando una scuola diversa caratterizzata da movimenti contratti e tronco inclinato, insegnata a Shangai.

Scuola SUN

Fondatore della scuola mista Sun è SUN LU TANG (1860-1932), esperto di Ba Gua e Xing Yi (due stili interni di Kung Fu), che imparò il Taiji da Hao Weizheng della scuola Wù di Wu Yuxiang. Fondendo le tre tecniche Sun Lutang ne trasse una nuova originale.

Scuola WU’

Dalla Lao Jia, la scuola Wù di WU YUXIANG insegnata e ancora popolare a Singapore.

Scuola ZHAOBAO

Dalla Xin Jia (nuovo stile) di Chen Youbeng, ed in particolare da una sua modificazione denominata Xiao Jia (piccolo stile), deriva lo stile del villaggio di Zhao Bao (limitrofo a Chenjiagou), diretto parente dello stile Chen.

Altre scuole

sono la HAO di Hao Weizheng, e la LI di LI YIYU, che divenne famoso pubblicando molti articoli sulle teorie e i benefici del Taiji.

La relazione e lo scopo delle forme delle diverse scuole scaturisce evidentemente dalla loro storia: la Chen è l’originaria, dunque completa, eccellente arte marziale e disciplina terapeutica; la Yang è stata adeguata alla diffusione su larga scala, perciò meno rigorosa e privata del duro aspetto marziale, con fondamentale attenzione all’applicazione salutistica, che l’ha resa la più conosciuta in assoluto, anche se “apprendere lo stile Yang senza conoscere le applicazioni è come andare in un negozio di scarpe per comprarne un paio e tornare a casa con la scatola vuota”(J.T.Hwa). Infine lo stile Wu, in cui i movimenti esteriori si riducono al minimo, interiorizzando la pratica del movimento.

Aspetti Filosofico-Religiosi


Al primo imperatore leggendario della Cina, Fu Hsi, che si ritiene abbia governato nel 2800 a.C., è accreditata la formulazione dei concetti di Yin e Yang, e i fondamenti dell’Yi-Ching, i libro dei cambiamenti, un testo scaturito dall’antico metodo di divinazione. Si ritiene che sia stato però durante la dinastia Han che i concetti di Yin-Yang furono sviluppati per interpretare l’Yi-Ching. L’Yi-Ching non è un testo religioso ma piuttosto una descrizione della natura utilizzando dei simboli lineari, gli otto trigrammi, analizzando ogni fenomeno in sei stadi, utilizzando come base i simboli Yin-Yang che rappresentano il processo di trasformazione.

I concetti di Yin-Yang, la teoria dei cinque elementi e l’idea di Qi compaiono anche nel massimo trattato di medicina cinese il Nei Jing Su Wen, o il libro di medicina interna dell’imperatore giallo, il leggendario Huang Ti. Questo indica l’interazione di tutti questi principi e le idee che concorrono a porre le basi su cui è costruito il Taiji Quan. Allo stesso modo compaiono anche il Confucianesimo che pone l’accento sulla moderazione e sulla giusta misura, la filosofia dell’aureo mezzo, e il Taoismo che indica la via da seguire nell’accompagnare il ritmo naturale del continuo cambiamento.

Secondo la filosofia cinese, all’origine era il Wu-Chi, il Vuoto, da cui fu formato l’universo, che ebbe inizio con l’intenzione, Tai-Chi (principio supremo), l’inizio del movimento e dell’essere, sorgente dei due opposti complementari che tutto compongono e creano, lo Yin e lo Yang, il polo negativo e quello positivo. Tra questi intercorre una relazione fondata sull’opposizione, ma inseparabile e armoniosa, così sono Yin la notte e Yang il giorno, che si alternano senza poter privarsi l’uno dell’altro.

Le caratteristiche di Yang sono calore, movimento e forza centrifuga, mentre freddo, immobilità e forza centripeta sono caratteristiche dello Yin. Il comprendere l’alternarsi necessario renderà concepibili i cicli dell’universo fino ai singoli avvenimenti dell’esistenza: così la mentalità popolare segnata dall’alternarsi stagionale meglio si adeguava ai cambiamenti di quanto faccia oggi il frenetico cittadino. E’ in questa chiave che si deve interpretare l’atteggiamento del Taji Quan che afferma come si debba essere disposti a perdere per riuscire a vincere, e a retrocedere per avanzare. Questi concetti si rendono graficamente con il diagramma Fu Sze Tai-Chi, il diagramma dell’universo naturale:

E’ da notare come la linea che divide i due campi -detti per la loro forma “i due pesci Yin e Yang”- sia curva e non retta: ciò indica la dinamicità, il perpetuo moto circolare, in senso orario; dunque non in condizione statica, ma un oggetto in movimento come una sfera che ruota. E’ questo il principio dell’energia interna detta Chan-Ssu-Chin: così come una ruota che gira velocemente lancia lontano da sé ogni oggetto che viene a contatto, così un esperto di Taiji può respingere chi lo attacca. I punti di colore opposto contenuti nei campi rappresentano l’interrelazione dei due principi, così come per esempio nell’uomo (Yang) vi è una piccola percentuale di ormoni femminili (Yin) e viceversa nella donna. Il concetto di armonia in equilibrio dinamico espresso dal binomio Yin-Yang si riscontra anche nella medicina cinese, accanto alla teoria degli elementi, evidenziando l’utilità della pratica del Taiji anche in questo campo.

Il TAOISMO

II Taoismo è un’antica corrente di pensiero cinese le cui idee fondamentali sono contenute nell’opera TAO TE CHING (Dao De Jing), attribuita al filosofo Laozi (Lao Tzu, letteralmente “Vecchio Maestro”). Si tratta di un personaggio non sicuramente storico, ma che leggenda vuole si sia ribellato alla corruzione di costumi in cui versava la corte e la società cinese tutta, e si sia diretto verso occidente “a cavallo di un bufalo”. Il TAO TE CHING sarebbe appunto il pegno che Laozi lasciò al guardiano del passo, al confine, per poter abbandonare la Cina. I concetti fondamentali del Taoismo sono quelli di DAO (Tao), e di WU WEI. Il concetto di Dao è in realtà molto complesso. Semplificando al massimo potremmo dire che il Dao è la Via, ma anche il principio e la fonte di tutto ciò che esiste. L’aspetto esteriore del Dao è rappresentato dai due principi opposti e complementari Yin e Yang, di cui abbiamo già accennato in precedenza.

II concetto di Yin e Yang ci insegna che gli opposti si fondono e si integrano alla perfezione, e mai uno dei due prevale definitivamente sull’altro. In questo modo possiamo accettare i momenti negativi come manifestazioni particolari del positivo, e non montarci la testa per le vittorie eclatanti, perché “il ritorno è il movimento del Dao”, e lo Yang genererà presto lo Yin, facendo della nostra vita un susseguirsi di cicli concentrici di fortuna e sfortuna, successo e insuccesso, salute e malattia. Noi stessi e il mondo siamo in costante mutamento, in evoluzione. Chi si ferma, chi non cambia, non è in armonia con il Dao, non è in armonia con la natura, è destinato a spegnersi. L’altro concetto fondamentale è quello di Wu Wei, che possiamo tradurre con “non azione”. Si intuisce facilmente che il termine non va preso alla lettera. Non agire non significa infatti rimanere passivi o inoperosi. Piuttosto con una certa esattezza potremmo dire che il suo significato è quello di “perfetta azione”, cioè azione conforme ai principi naturali. Si può adattare questo principio anche alla pratica del Taiji quan: solo conoscendo alla perfezione le leggi del movimento, che regolano l’uso delle forze, possiamo utilizzare l’irruenza dell’avversario contro di lui. Se i due contendenti oppongono forza alla forza, dimostrano di non conoscere le leggi naturali. In questo caso il confronto premierà il più forte tra i due. Ma Laozi nel Tao Te Ching dice che “tra due combattenti vince colui che cede”; così, attraverso la cedevolezza e il corretto utilizzo della forza, il Taiji Quan ci aiuta ad avere la meglio sugli avversari di tutti i giorni anche se apparentemente più forti. Wu Wei è quindi anche assecondare il movimento e adattarvisi senza ostacolarlo.

Aspetti Terapeutico-Salutistici


L’idea di salute in auge in Occidente fino ai giorni nostri consisteva in una forte muscolatura necessaria per lo svolgimento di lavori pesanti fino all’età industriale; oggigiorno, viene però a scontrarsi con uno stile di vita sedentario che accelera il processo d’indebolimento e di invecchiamento. Ma l’esercizio fisico proposto è sempre volto al potenziamento unilaterale della massa muscolare esteriore a scapito degli organi interni costretti ad un sovraffaticamento che si accentua con l’età.

Al contrario in Oriente, considerando la parte esterna del corpo umano Yang e gli organi interni Yin, si rileva come un eccessivo sviluppo dei muscoli sarà causa di squilibrio.

A differenza di altre pratiche ginniche, il Taiji non richiede forza, ma un completo rilassamento e concentrazione interiore: l’apparenza esterna diviene morbida come il cotone, mentre all’interno si è forti come l’acciaio. Questo livello è chiamato “sbarra di ferro nel cotone”. L’equilibrio così raggiunto assicura il mantenimento di giovinezza e salute, senza condurre al logorio degli organi.

La teoria del Wu-Xing, o dei cinque elementi (vedi appendice) si applica anche nella medicina tradizionale cinese agli organi interni divisi in due gruppi: i cinque Tsuan, Yin o organi solidi e i sei Fu, Yang o organi vuoti; secondo questa visione tutti gli organi sono regolati da diverse relazioni tra loro che ne influenzano il corretto funzionamento. Al contrario della medicina occidentale che si focalizza unilateralmente sull’unico organo malato, quella cinese interviene con una terapia più ampia.

Anche il Taiji Quan impiega sia i principi Yin-Yang che la teoria dei cinque elementi: ogni movimento fondamentale viene associato ad un elemento: così per esempio, l’equilibrio centrale è collegato alla terra, un passo in avanti al metallo, eccetera. “Quindi oltre a favorire una salutare relazione Yin-Yang fra l’attività mentale e il movimento fisico, il Taiji Quan è destinato a bilanciare gli organi interni e a promuovere l’armonia nel corpo intero. Mantenere un sistema bilanciato dinamicamente preserva la salute prevenendo la malattia, migliorando sia la qualità sia la lunghezza della vita”(J.T.Hwa).

“Chi in Occidente è diventato esperto delle sue complessità sostiene che la pazienza, la perseveranza e la capacità di semplificare, adattarsi e cambiare, necessarie per padroneggiare quest’arte, valgono un grande sforzo perché secondo tali esperti, fra tutte le terapie olistiche, il Tai Chi è la più completa, naturale ed efficace” (W. Craig Dodd).

L’accento sugli effetti curativi viene proposto in particolare dopo la rivoluzione del 1911 quando il Taiji Quan divenne molto popolare a Pechino. E’ vero che Yang Luchan e suo figlio Yang Banhou contribuirono a popolarizzare il Taiji Quan con la loro grande maestria nel combattimento, ma gli effetti curativi di quest’arte furono il principale motivo della sua diffusione di massa tra la popolazione.

Lo sviluppo preso dal Taiji nella direzione di disciplina curativa fu sicuramente anche favorito dalle sue caratteristiche di pratica: l’esercizio a solo infatti è un ottimo metodo per ottenere benefici personali attraverso un lavoro introspettivo.

Uno dei principi per la pratica del Taiji Quan è “cuore sereno e mente concentrata”; in questo modo si rilassano le tensioni nervose, e si sviluppa l’abilità di coordinare le funzioni dei vari organi del corpo. Rilassamento del corpo intero, respirazione profonda e naturale, movimenti circolari e morbidi che iniziano dal busto: tutto questo ci mette in armonia con ciò che ci circonda, libera i meridiani (Jingluo) e i vasi sanguigni, rafforza gli organi interni, sviluppa le funzioni dello scheletro, dei muscoli e favorisce le funzioni digestive. Una corretta impostazione posturale, inoltre, ci libera da tensioni dannose, e favorisce il libero fluire dell’energia interna. A riprova di queste sue caratteristiche, il Taiji Quan ha avuto negli ultimi decenni effetti curativi certi su disturbi cronici quali nevrastenia, nevralgie, alta pressione sanguigna, artrite, diabete. Viene praticato, oggi, in tutto il mondo, oltre che in Cina, ed anche in alcuni ospedali viene utilizzato come terapia aggiuntiva o di riabilitazione.

STILE CHEN

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Storia

Alla fine del 1700 tutto il lavoro di Chen Wangting era andato perduto tranne la prima forma del Taiji e la prima forma di Pao cui, quando CHEN CHANG XIN (o Chen Changhsing, 1771-1853, XIV generazione della famiglia Chen) unificò e risistemò il materiale pervenuto fino a lui dividendolo in due parti: Lao jia yi lu (vecchio stile prima forma) e Lao jia er lu (vecchio stile seconda forma, comunemente detta Pao cui, pugni come colpi di cannone). In seguito rielaborazioni della Lao jia sono apportate dai fratelli CHEN YOUBENG e CHEN YOUHENG, originando la forma Xin jia-“nuovo stile”; con loro iniziò anche la diffusione dello stile Chen al di fuori della famiglia. A questo periodo risale l’omissione del principale aspetto marziale a favore di altre finalità, poiché l’introduzione delle armi da fuoco su larga scala ne aveva penalizzato l’interesse.
Di fatto molte forme di Xin jia insegnate oggi non sono altro che la Lao jia insegnata da Chen Fake (1887-1957, XVII generazione Chen) a Pechino nel 1930, più dinamica e con qinna (leve articolari); con lui hanno studiato i figli Chen Zhaoxu e Chen Zhaokui, il nipote Chen Zhaopi e gli allievi Gu Liuxin e Feng Zhiqiang. Oggi rappresentano la famiglia Chen, Chen Xiaowang, Chen Xiaoxing (figli di Chen Zhaoxu, nipoti di Chen Fake), Chen Zhenglei, Zhu Tiancai e Wang Xian (allievi di Chen Zhaopi), XIX generazione della famiglia.

Caratteristiche

Le caratteristiche peculiari dello stile Chen sono essenzialmente due: l’utilizzo di un tipo di forza esplosiva (Fa Jin), e quello di un tipo di forza a spirale (Zhansi Jin). La corretta comprensione di quest’ultima è una delle chiavi, forse la più importante, per acquisire una certa abilità marziale nel Taiji Quan.

Zhansi Jin (Chan Ssu Chin) – Forza avvolta come un filo di seta

La forma costituisce “un corso autodidattico della scienza del movimento, delle tecniche di arti marziali ed anche dell’uso della respirazione. La chiave per usare questo strumento è la pratica regolare del Chan Ssu Chin, o bozzolo di seta… Si deve percepire il movimento del corpo come un’unità coerente, ove tutti i movimenti sono originati dal suo centro e le braccia e le gambe si muovono circolarmente” (Jou Tsung Hwa).
Si tratta di un modo particolare di utilizzare la forza, con movimenti a spirale eseguiti in senso orario o antiorario. Per definire questa forza, i maestri della scuola Chen usano l’espressione “forza avvolta come un filo di seta attorno al bozzolo”, per il suo somigliare a un filo di seta che si dipana dal bozzolo disegnando spirali che si muovono nello spazio. Nel Zhansi Jin il Qi, l’energia vitale si può muovere in due direzioni: dal centro verso la periferia cioè dal Dantian (o Tan Tien) verso l’esterno, chiamata SHUN ZHANSI JIN; questo tipo si esplica nel PENG JIN, l’energia che para, di espansione; o dall’estremità al centro cioè dall’esterno verso il Dantian, chiamata NI ZHANSI JIN; in senso inverso alla prima, si attua con LU JIN, l’energia che tira all’indietro, di contrazione. Per quanto riguarda il Shun Zhansi Jin la forza interiore avvolta in senso normale sale fino alle spalle, ruota intorno al braccio passando per il gomito, e si trasferisce alle dita delle mani. Viceversa, la forza interiore avvolta in senso inverso, Ni Zhansi Jin, inizia dalle dita, e svolgendosi a spirale passa per i gomiti, le spalle, e finisce al Dantian. Per avere un’idea del movimento di queste forze, potremmo dire a grandi linee che è paragonabile al movimento di una vite che entra ed esce dal legno. E’ importante sottolineare che il Jin può prodursi solo qualora il soffio (Qi) circoli senza impedimenti in tutte le parti del corpo. E’ fondamentale rilassare tutte le tensioni, si rende quindi necessario un allenamento intensivo individuale nello studio delle forme, eseguite con lentezza e in maniera uniforme, accompagnate dalla corretta respirazione. I contemporanei maestri della scuola Chen hanno messo a punto particolari esercizi, da fermi e in movimento, che permettono di sbloccare il Qi nel corpo.

Fa Jin – La forza che scaturisce

La “forza che scaturisce” o “forza esplosiva” (FA JIN) si emette durante l’espirazione. L’emissione di energia che il Fa Jin comporta è oggi presente quasi soltanto nelle forme di allenamento della scuola Chen, ed in particolare nella seconda (PAO CUI), ma probabilmente all’inizio era presente anche nelle forme della scuola Yang. Pare infatti che Yang Luchan, il grande fondatore di questa scuola, fosse in grado di sviluppare tale forza. La scomparsa, nelle forme di allenamento della scuola Yang che oggi conosciamo, delle tecniche di Fa Jin, ha sicuramente una motivazione storica; la famiglia Yang insegnava il Taiji quan a corte, e dato l’odio degli Han (come i cinesi chiamano loro stessi) per la dinastia Manchu, essi tennero nascoste le caratteristiche marziali, proponendo solo gli aspetti “morbidi” e salutari della loro scuola di boxe. All’interno della famiglia, comunque, continuarono a prodursi ottimi combattenti, come Yang Banhou o Yang Janhou, figli di Yang Luchan (egli stesso venne soprannominato “il senza rivali”). L’emissione di questa forza è rapida come un lampo e avviene quasi inconsciamente. Chen Yanlin scrive: “l’emissione della forza avviene senza averne coscienza”. Nel momento dell’emissione, meno si ha l’impressione di produrre energia, più l’avversario la riceverà con forza. Viceversa, se l’energia sembra uscire con violenza, colui che subisce l’attacco non la riceve con l’intensità voluta. Il motivo risiede nel fatto che, se colui che emette ha la sensazione di avere forza, tale forza non è uscita completamente”. Un’altra caratteristica del Fa Jin è la sua rapidità di emissione. Il Maestro Chen Fake diceva che si tratta di una “forza d’accelerazione”. I cinesi considerano infatti la rapidità dell’attacco più importante della sua intensità. Si legge infatti in un antico testo “insondabili come le nuvole muovetevi con la velocità del lampo”. Per raggiungere tale velocità è indispensabile una grande lentezza, al fine di acquisire la massima precisione. Soltanto l’estrema lentezza rende estremamente precisi. Il Fa Jin è emesso come da una molla che si tende e poi si rilascia all’improvviso. Il corpo è come un arco e la forza come una freccia.

Le Forme (Tao Lu) dello stile Chen

Le forme sono un insieme di movimenti che in genere rappresentano il cosiddetto “combattimento contro le ombre”, o se vogliamo una serie di movimenti contenenti tecniche atte all’autodifesa. In quasi tutte le arti marziali vi sono forme che rappresentano il combattimento secondo i principi dei fondatori dello stile. Nel Taiji Quan vi è un significato più profondo: i movimenti in realtà hanno lo scopo di studiare il corretto movimento energetico prescindendo dal significato marziale esteriore, potendosi quindi considerare dei veri e propri laboratori di ricerca. Lo studio delle forme costituisce la parte più importante del programma di studio e il loro approfondimento è auspicabile per il praticante di qualsiasi livello.

La Forma “Lao Jia” dello Stile Chen

Lao Jia letteralmente vuol dire “vecchio stile”. I movimenti devono essere eseguiti in modo naturale, devono essere aperti e rilassati e incentrati sullo sviluppo dell’energia “del bozzolo di seta” Zhansi Jin. La lentezza con cui realizzare la sequenza aiuta a sentire il cammino dell’energia, consente di essere precisi e di sviluppare posizioni esatte. La pratica costante e attenta costruisce fondamenta solide sulle quali sviluppare abilità più avanzate

  1. Yu bei shi Preparazione
  2. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  3. Lan zha yi Pigro nell’allacciare la veste
  4. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  5. Dan bian La frusta singola
  6. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  7. Bai he liang he L’airone bianco spiega le ali
  8. Xie xing Passo obliquo
  9. Lou xi Sfiorare il ginocchio
  10. Shan san bu Avanzare tre passi
  11. Xie xing Passo obliquo
  12. Lou xi Sfiorare il ginocchio
  13. Shan san bu Avanzare tre passi
  14. Yan shou hong quan Nascondere la mano e sferrare il pugno
  15. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  16. Pie sen quan Scagliare il corpo di lato
  17. Qing lung chu shui Il drago blu emerge dall’onda
  18. Shuang tui shou Spingere con entrambe le mani
  19. Zhou di kan quan Il pugno sotto il gomito
  20. Dao juan hong Indietreggiare molando le braccia
  21. Bai he liang he L’airone bianco spiega le ali
  22. Xie xing Passo obliquo
  23. Sang tong bei Il lampo attraversa la schiena
  24. Yan shou hong quan Nascondere la mano e sferrare il pugno
  25. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  26. Dan bian La frusta singola
  27. Yun shou Muovere le mani come nuvole
  28. Gao tan ma Carezzare il cavallo
  29. You ca jiao Colpire col piede destro
  30. Zuo ca jiao Colpire col piede sinistro
  31. Zuo deng yi gen Scalciare col tallone sinistro
  32. Qian zang ao bu Passo in avanti con torsione
  33. Zhi di chui Il pugno colpisce il suolo
  34. Ti er qi Doppio calcio in volo
  35. Hu xing quan Il pugno protegge il cuore
  36. Xuan feng jiao Calcio ciclone
  37. Yuo deng yi gen Scalciare col tallone destro
  38. Yan shou hong quan Nascondere la mano e sferrare il pugno
  39. Xiao qin da Piccola cattura
  40. Bao tou tui shan Avvolgere la testa e respingere la montagna
  41. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  42. Dan bian La frusta singola
  43. Qian zhao Trucco in avanti
  44. Hou zhao Trucco all’indietro
  45. Ye ma fen zong Dividere la criniera del cavallo selvaggio
  46. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  47. Dan bian La frusta singola
  48. Yu nu quan shuo La ragazza di giada lavora alla spola
  49. Lan zha yi Pigro nell’allacciare la veste
  50. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  51. Dan bian La frusta singola
  52. Yun shou Muovere le mani come nuvole
  53. Bai jiao die cha Colpire il piede e allungarsi giù
  54. Jin ji du li Il gallo dorato sta su una zampa
  55. Dao juan hong Indietreggiare ruotando le braccia
  56. Bai he liang he L’airone bianco spiega le ali
  57. Xie xing Passo obliquo
  58. Sang tong bei Il lampo attraversa la schiena
  59. Yan shou hong quan Nascondere la mano e sferrare il pugno
  60. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  61. Dan bian La frusta singola
  62. Yun shou Muovere le mani come nuvole
  63. Gao tan ma Carezzare il cavallo
  64. Shi zhi jiao Colpo di piede con le mani incrociate
  65. Zhi dhang chui Pugno verso l’inguine
  66. Bai yuan xian guo La scimmia bianca offre il frutto
  67. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  68. Dan bian La frusta singola
  69. Que di long Passo in avanti con le sette stelle
  70. Xia bu kua hu Indietreggiare e cavalcare la tigre
  71. Zhuan shen shuang bai lian Girare e spazzare il doppio loto
  72. Dang tou pao Colpo frontale
  73. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  74. Shou shi Conclusione

La Forma “Xin Jia” dello Stile Chen

Xin Jia letteralmente vuol dire “nuovo stile”. In genere parlando di Xin Jia si parla della forma sistematizzata intorno alla fine del ‘700 da Chen Youbeng e Chen Youheng, direttamente derivante dalla “Lao Jia” (“Vecchio Stile”), ma resa dai due fratelli suddetti di più facile comprensione. In realtà oggi abbiamo molte forme “Xin Jia” diverse tra loro, ma la maggior parte di esse non sono altro che la “Lao Jia” insegnata dal Maestro Chen Fake a Pechino negli anni ’30, cioè un’evoluzione del vecchio stile “Lao Jia” resa dal Maestro più dinamica ed esplicita attraverso l’introduzione di nuovi movimenti e soprattutto di parecchie tecniche di Qinna (leve articolari). Per le sue caratteristiche la forma “Xin Jia” dello stile Chen risulta un vero e proprio laboratorio di ricerca e sperimentazione delle energie caratteristiche del Taiji Quan, e in particolare dell’energia “del bozzolo di seta” Zhansi Jin. Contiene inoltre le più evolute tecniche di lotta della famiglia Chen, che a seconda del livello di pratica e di comprensione della forma possono diventare da semplici movimenti di autodifesa, tecniche capaci di procurare facilmente e senza grossi sforzi lesioni anche gravi. La sua apparenza esteriore è morbida e armoniosa, il suo movimento continuo e affascinante, il ritmo vario e in accordo con la respirazione, il soffio (Qi) circola liberamente affondando nel Dantian. Nella sua esecuzione migliore deve dare l’impressione di leggerezza e di pesantezza, e sempre di una sorta di forza avvolta su se stessa o rilasciata come una freccia (Fa Jin) che intimorisce l’osservatore.

  1. Yu bei shi Preparazione
  2. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  3. Lan zhai Pigro nell’allacciare la veste
  4. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  5. Dan bian La frusta singola
  6. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  7. Bai he liang chi L’airone bianco spiega le ali
  8. Xie xing ao bu Passo obliquo con torsione del busto
  9. Chu shou Primo raccoglimento
  10. Qian tang ao bu Passo in avanti con torsione
  11. Xie xing ao bu Passo obliquo con torsione
  12. Zai shou Secondo raccoglimento
  13. Qian tang ao bu Passo in avanti con torsione
  14. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  15. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  16. Pie shen chui Il pugno sopra il corpo
  17. Bei zhe kao Inclinare il dorso
  18. Qing long chu shui Il drago blu emerge dall’onda
  19. Shuang tui shou Spingere con entrambe le mani
  20. Shan huan zhang Tre cambi di palmo
  21. Zhou di chui Il pugno sotto il gomito
  22. Dao juan hong Indietreggiare molando le braccia
  23. Tui bu ya zhou Pressare il gomito
  24. Zhong pan Avvitamento al centro
  25. Bai he liang chi L’airone bianco spiega le ali
  26. Xie xing ao bu Passo obliquo con torsione
  27. Shan tong bei Il lampo attraversa la schiena
  28. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  29. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  30. Dan bian La frusta singola
  31. Yun shou Muovere le mani come nuvole
  32. Gao tan ma Carezzare il cavallo
  33. You ca jiao Colpire col piede destro
  34. Zuo ca jiao Colpire col piede sinistro
  35. Zuo deng yi gen Scalciare col tallone sinistro
  36. Qian tang ao bu Passo in avanti con torsione
  37. Ji di chui Il pugno colpisce il suolo
  38. Fan shen er qi jaio Saltare con entrambi i piedi
  39. Shou tou shi Posizione della testa d’animale selvaggio
  40. Xuan feng jiao I piedi come un tornado
  41. You deng yi gen Scalciare col tallone destro
  42. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  43. Xiao qin da Piccola cattura
  44. Bao tou tui shan Avvolgere la testa e respingere la montagna
  45. San huan zhang Tre cambi di palmo
  46. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  47. Dan bian La frusta singola
  48. Qian zhao Trucco in avanti
  49. Hou zhao Trucco all’indietro
  50. Ye ma fen zong Dividere la criniera del cavallo selvaggio
  51. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  52. Dan bian La frusta singola
  53. Shuang zhen jiao Pestare con entrambi i piedi
  54. Yu nu chuan suo La ragazza di giada lavora alla spola
  55. Lan zha yi Pigro nell’allacciare la veste
  56. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  57. Dan bian La frusta singola
  58. Yun shou Muovere le mani nelle nuvole
  59. Bai jiao die cha Colpire il piede e allungarsi giù
  60. Zou you jin ji du li Il fagiano dorato sta su una zampa
  61. Dao juan hong Indietreggiare ruotando le braccia
  62. Tui bu ya zhou Pressare il gomito
  63. Zhong pan Avvitamento al centro
  64. Bai he liang chi L’airone bianco spiega le ali
  65. Xie xing ao bu Passo obliquo con torsione
  66. Shan tong bei Il lampo attraversa la schiena
  67. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  68. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  69. Dan bian La frusta singola
  70. Yun shou Muovere le mani nelle nuvole
  71. Gao tan ma Carezzare il cavallo
  72. Shi zi bai lian Colpo di piede con le mani incrociate
  73. Zhi dang chui Pugno all’inforcatura del corpo
  74. Bai yuan xian guo La scimmia bianca regala il frutto
  75. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  76. Dan bian La frusta singola
  77. Que di long Il drago striscia al suolo
  78. Shang bu qi xing Formare le sette stelle
  79. Xia bu kua hu Indietreggiare e cavalcare la tigre
  80. Shuang bai lian Spazzare il doppio loto
  81. Dan tou pao La testa come un cannone
  82. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  83. Shou shi Conclusione

    Le Forme Pao Cui (Lao Jia Ehr Lu e Xin Jia Ehr Lu) dello Stile Chen

    “Pao Cui” è la seconda sequenza del programma di addestramento della famiglia Chen e ne esiste una versione “antica” (Lao Jia Pao Cui) e una versione “nuova” (Xin Jia Pao Cui). Il termine significa “Pugni come colpi di cannone”, ed è una sequenza molto diversa dalla prima. Al contrario di questa. Infatti, il Pao Cui enfatizza moltissimo l’ emissione dell’energia, e la forza esplosiva (Fa Jin). Azioni come saltare, colpire con i pugni e con tutto il corpo, balzi improvvisi e rotazioni non sono risparmiate. Per questi motivi la sequenza può riuscire molto faticosa. Diciamo che rispetto alla prima, che mette in risalto l’aspetto “morbido” del Taiji Quan, questa seconda forma ne mette in risalto l’aspetto veloce e “duro”.
    E’ una forma dedicata molto di più al combattimento, e il ruolo di Yi durante l’esecuzione è fondamentale. Possiamo dire, d’accordo con i classi ci, che mentre la prima forma pone l’accento sulle cosiddette “quattro direzioni” (Peng, Lu, Ji, An), nel Pao Cui i “quattro angoli” (Cai, Lieh, Zhou, Kao) sono molto più rappresentati.

Il Pao Cui della Lao Jia si compone di 43 movimenti.

  1. Yu bei shi Preparazione
  2. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  3. Lan zha yi Pigro nell’allacciare la veste
  4. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  5. Dan bian La frusta singola
  6. Hu xing quan Il pugno che protegge il cuore
  7. Xie xing Passo obliquo con torsione
  8. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  9. Pie sen quan Scagliare il corpo di lato
  10. Zhi dang chui Pugno verso l’inguine
  11. Zhan shou Mani che tagliano
  12. Fan shen wu xiu Avvolgere i fiori e mostrare le maniche
  13. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  14. Yao lan zhou Bloccare il gomito
  15. Da yun shou xiao yun shou Mani come grandi nuvole e mani come piccole nuvole
  16. Yu nu quan shuo La ragazza di giada lavora alla spola
  17. Dao qi lu Cavalcare l’asino a ritroso
  18. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  19. Guo bian Avvolgere i petardi
  20. Shou tou shi Posizione della testa d’animale selvaggio
  21. Pia jia zi Dividere la posizione
  22. Fan shen wu xiu Avvolgere i fiori e mostrare le maniche
  23. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  24. Fu hu Domare la tigre
  25. Muo mei hong Pulire le sopracciglia con gli avambracci
  26. Huang long san jiao shui Il dragone giallo smuove l’acqua tre volte
  27. Zuo chong Scagliarsi a sinistra
  28. You chong Scagliarsi a destra
  29. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  30. Shao dang tui Spazzata con la gamba
  31. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  32. Quan pao quan Cannoni in serie
  33. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  34. Dao cha Colpire con i polsi incrociati
  35. Zou you erh hong Attaccare due volte con gli avambracci
  36. Hui tou dan men pao Il cannone ruota la testa
  37. Taiji pao Cannoni Taiji
  38. Yao lan zhou Bloccare con il gomito
  39. Shun lan zhou Gomitata semplice
  40. Wuo di pao Cannoni fuori dal petto
  41. Hui tou jing lan zhi ru Andare dritti nel pozzo
  42. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  43. Shou shi Conclusione

Il Pao Cui della Xin Jia si compone di 71 movimenti.

  1. Yu bei shi Preparazione
  2. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  3. Lan zha yi Pigro nell’allacciare la veste
  4. Liu feng si bi Sei sigilli e quattro chiusure
  5. Dan bian La frusta singola
  6. Ban lan zhou Bloccare con il gomito
  7. Hu xin chui Il pugno che protegge il cuore
  8. Xie xing ao bu Passo obliquo con torsione
  9. Sha vao va zhou quan Abbassare la vita e pressare il gomito
  10. Jing lan zhi ru Entrare in avanti ostacolando
  11. Feng sao mei hua Fiore di prugno portato dal vento
  12. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  13. Bi shen chui Il pugno che protegge il corpo
  14. Pie shen chui I pugni ai lati del corpo
  15. Zhan shou Mano che taglia
  16. Fan hua wu xiu Lanciare i fiori e mostrare le maniche
  17. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  18. Fei bu ao luan zhou Colpire ruotando il gomito
  19. Yun shou (qian san ) Mani nelle nuvole (la prima volta)
  20. Gao tan ma Carezzare il cavallo
  21. Yun shou (hou san) Mani nelle nuvole (la seconda volta)
  22. Gao tan ma Carezzare il cavallo
  23. Lian zhu pao (1) Cannoni in serie (1)
  24. Lian zhu pao (2) Cannoni in serie (2)
  25. Lian zhu pao (3) Cannoni in serie (3)
  26. Dao qi ling Cavalcare l’asino a ritroso
  27. Bai she tu xin (1) Il serpente bianco mostra la lingua (1)
  28. Bai she tu xin (2) Il serpente bianco mostra la lingua (2)
  29. Bai she tu xin (3) Il serpente bianco mostra la lingua (3)
  30. Hai di fan hua Strappare i fiori dal fondo del mare
  31. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  32. Zhuan shen liu he Girare il corpo con le sei armonie
  33. Zuo guo bian pao (1) Bombe avvolgenti a sinistra (1)
  34. Zuo guo bian pao (2) Bombe avvolgenti a sinistra (2)
  35. You guo bian pao (1) Bombe avvolgenti a destra (1)
  36. You guo bian pao (2) Bombe avvolgenti a destra (2)
  37. Shou tou shi Posizione della testa d’animale selvaggio
  38. Pi jia zi Rottura
  39. Fan hua wu xiu Lanciare i fiori e mostrare le maniche
  40. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  41. Fu hu Domare la tigre
  42. Mo mei hong Pulire le sopracciglia con gli avambracci
  43. You huang long san jiao shui Il dragone giallo smuove l’acqua tre volte a dx
  44. Zuo hunag long san jiao shui Il dragone giallo smuove l’acqua tre volte a sx
  45. Zuo deng yi gen Scalciare col tallone sinistro
  46. You deng yi gen Scalciare col tallone destro
  47. Hai di fan hua Strappare i fiori dal fondo del mare
  48. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  49. Shao tang tui (zhuan jing pao) Gamba che spazza
  50. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  51. Zuo chong Scagliare un doppio pugno da sinistra
  52. You chong Scagliare un doppio pugno da destra
  53. Dao cha Inserimento al contrario
  54. Hai di fan bua Strappare i fiori dal fondo del mare
  55. Yan shou hong quan Muovere le mani e sferrare il pugno
  56. Duo er gong (1) Attaccare due volte con gli avambracci (1)
  57. Duo er gong (2) Attaccare due volte con gli avambracci (2)
  58. Lian huan pao Cannoni continui
  59. Yu nu chuan shuo La ragazza di giada lavora alla spola
  60. Si tou dang men pao Cannone sulla testa
  61. Yu nu chuan suo La ragazza di giada lavora alla spola
  62. Si tou dang men pao Cannone sulla testa
  63. Pie shen chui I pugni ai lati del corpo
  64. Ao luan zhou Colpire ruotando il gomito
  65. Shun luan zhou Colpire spianando il gomito
  66. Chuan xin zhou Il gomito trafigge il cuore
  67. Wo di pao Cannoni fuori dal petto
  68. Jing jiao zhi ru Entrare in avanti ostacolando
  69. Feng sao mei hua Fiore di prugno portato dal vento
  70. Jin gang dao dui Il guerriero di Buddha pesta nel mortaio
  71. Shou shi Conclusione

TUI SHOU

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Dopo l’assimilazione della forma, al praticante viene proposto l’allenamento della spinta con le mani, Tui Shou, seguito da quello dell’uso combattivo dei movimenti, San Shou. I due studenti si fronteggiano con le mani appoggiate sulle braccia dell’altro; essi si spingono o cedono alternativamente secondo i movimenti, Pa Men, mantenendo sempre il contatto; in un secondo tempo si spostano anche i piedi, come in uno degli esercizi più elaborati, il Da Lu. Lo scopo è quello di rilassare il corpo, acquisire sensibilità e imparare ad usare al massimo il proprio e l’altrui peso corporeo, secondo movimenti fluidi e costanti per evitare di fornire un punto fermo e solido su cui l’altro possa spingere, poiché il fine consiste nel far perdere l’equilibrio all’avversario. La sensibilità che permette di percepire in anticipo le mosse del compagno è detta Ting Jin.

La necessità di tale esercizio per il progresso nel Taiji è evidente; questa tecnica consente di mettere in pratica le posture assimilate con la forma e di verificarne la qualità.

  1. DA LU – “grande spostamento”
  2. SAN SHOU – uso combattivo libero dei movimenti
  3. DING BU TUI SHOU – spinta delle mani a piedi fissi
  4. HUO BU TUI SHOU – spinta delle mani in movimento

Il Tui Shou (lett. “spinta delle mani”) è un eccellente metodo di allenamento che consente di sviluppare e mettere in pratica qualità peculiari del Taiji Quan quali la fermezza, la morbidezza, la capacità di “sentire” l’energia dell’avversario e di utilizzare di conseguenza e al meglio la propria, in modo da squilibrare e battere quest’ultimo con il minimo sforzo.
Questo metodo non necessita di grandi spazi per la pratica, né di protezioni particolari per i praticanti. I due partners, con le braccia a contatto, cercano di sviluppare una particolare sensibilità della pelle, chiamata “Ting Jin”, attraverso la pratica di azioni come spingere, tirare, attaccare le articolazioni, o proiettare. Al fine di sviluppare questa sensibilità, che consente di prevedere in anticipo le mosse dell’avversario, è essenziale raggiungere un buon livello di rilassamento. Se si è tesi o rigidi più del partner, questi percepirà chiaramente il momento esatto in cui intendiamo emettere la nostra energia offensiva, nonché l’uso che intendiamo farne, e a quel punto sarà facile per lui neutralizzare il nostro attacco, usando la nostra stessa forza contro di noi. Un famoso detto dice: “usare 150 grammi di forza per battere 400 chili”.
Nella scuola Chen esistono diversi esercizi di Tui Shou: si comincia con il Tui Shou a piedi fissi, prima con una mano, con entrambe, per passare poi alle tecniche in movimento, che richiedono già una buona padronanza dei principi fondamentali del Taiji, o a tecniche avanzate come il metodo del Da Lu, o l’uso combattivo libero dei movimenti (San Shou). Quale che sia il metodo usato, lo scopo è sempre lo stesso: focalizzare l’attenzione sul rilassamento, essere sensibili alla forza dell’avversario, e imparare a conoscere e usare il proprio corpo, reagendo come una molla agli stimoli esterni. La fretta di vincere a tutti i costi è quasi sempre foriera di sconfitta: bisogna invece imparare a seguire l’avversario con pazienza, ed essere disposti anche a trovarsi in una situazione apparentemente sfavorevole, mantenere la calma e lasciare che l’attacco dell’avversario, non trovando resistenza, cada nel vuoto. Per poter imparare a vincere, bisogna essere sinceramente disposti a perdere.

Principi

Secondo la filosofia cinese, le due forze che governano l’universo sono lo Yin e lo Yang. Sebbene opposte, non possono essere divise, poiché lo Yin e lo Yang cooperano armoniosamente. Oltretutto, esse interagiscono anche come causa ed effetto, anche se questa relazione suggerisce una linearità, mentre il rapporto tra Yin e Yang è circolare. Lo Yang è l’origine dello Yin e lo Yin è la radice dello Yang. Yin e Yang rappresentano opposti complementari, ad esempio azione e non azione, morbido e duro, vuoto e pieno, leggero e pesante, o chiuso e aperto. Essi sono così intricatamente connessi da favorirsi e inibirsi a vicenda. Si rapportano in un unità totale; ciascuno aiuta l’altro alla creazione di un perfetto equilibrio. Ad esempio, il giorno è Yang e la notte è Yin. Il giorno e la notte, sebbene opposti, sono in transizione costante. Questo continuo movimento, unificandoli, crea il tutto. I concetti di Yin e Yang formano il fondamento teorico del Taiji Quan. Si richiede un’assoluta coesistenza di Yin e Yang. Dove c’è lo Yang c’è lo Yin, dove c’è lo Yin deve esserci lo Yang. Occorre ricercare continuamente l’armonia e l’equilibrio fra queste due forze. Il processo della giusta combinazione di Yin e Yang, conosciuto come Tong Chin, viene considerato come una importante realizzazione nel Taiji Quan. Nei livelli di realizzazione soprannaturale del Tong Chin, lo Yin e lo Yang sono come l’apparire e lo scomparire, ai propri occhi, di una lontana stella. I movimenti apparenti della stella suggeriscono che lo Yin e lo Yang non coesistono come il giorno e la notte, ma che piuttosto appaiono simultaneamente. L’immagine della stella sembra essere lì, ma a volte scompare, a causa degli strati densi dell’atmosfera. Questo supremo stato incorpora l’unità totale; lo Yin non è più visto come la conseguenza dello Yang, poiché questo tipo di sequenza implicherebbe ancora una piccola separazione. Durante la pratica del Taiji Quan, si devono equilibrare lo Yin e lo Yang, i movimenti non dovrebbero essere ne troppo morbidi ne troppo duri. Se si utilizza solo un singolo aspetto del Taiji Quan, la forma risulta incompleta, non potendosi allora propriamente definire Taiji Quan. Questo viene realizzato solo quando il morbido e il duro vengono sviluppati all’interno del Taiji Quan. Il metodo per acquisire questo giusto equilibrio implica che prima si sviluppi il morbido, lo Yin, al suo estremo. Solo allora, dalla radice del morbido, si può sviluppare il duro, o lo Yang, fino all’estremo Questo metodo è simile al modo in cui il fabbro costruisce un ferro di cavallo. Dapprima scalda il lingotto di ferro impuro col fuoco, fino a renderlo amorfo, dopo di che lo batte su di un incudine per eliminare tutte le impurità. Alla fine il metallo diventa duro, mantenendo però la struttura amorfa e scartando i residui. Il fabbro ripete questo procedimento varie volte, fino a che non abbia forgiato dell’acciaio forte e temprato, in grado di sostenere il peso del suo cavallo. E’ importante notare che, sebbene l’acciaio sia duro e forte, esso possa essere parimenti piegato. Quando si pratica il Taiji Quan, ugualmente, si dovrebbe essere totalmente flessibili, ma mantenere una consapevolezza interna. Un esempio di questa consapevolezza interna può essere fornito dal gatto, che si siede immobile e completamente attento come se si preparasse a saltare sulla sua preda. Allo scopo di comprendere pienamente il Taiji Quan, si devono mettere insieme le lezioni imparate dal fabbro e dal gatto, incorporando il morbido e il duro, allo stesso modo in cui il diagramma Taiji circonda lo Yin e lo Yang. Solo dopo aver compreso il significato di questi concetti è possibile porre una base per la pratica del Tui Sho. L’esercizio del Tui Sho è di vitale importanza nello sviluppo di ogni serio studente di Taiji Quan. Occorre sistemarsi nella posizione dell’arco e della freccia insieme a un partner. Si uniscono poi le due mani e si utilizzano due o più delle Quattro Direzioni. Il secondo punto di vista sostiene che il Tui Sho potrebbe essere insegnato contemporaneamente alla pratica a solo, poiché si complementano l’un l’altra. Questo approccio ritiene che il Tui Sho abiliti lo studente a una comprensione sempre migliore dell’esercizio a solo e viceversa. La pratica del Tui Sho include tutti i principi Taiji di cui abbiamo già discusso come, ad esempio, i tredici metodi del tronco, il Taiji Qi Gong, il Chan Ssu Chin, ecc. Il Tui Sho, inoltre, aiuta lo studente per ciò che riguarda lo sviluppo di aspetti importanti del Taiji Quan non evidenti nell’esercizio a solo. Descriviamo ora alcuni di questi aspetti per favorirne lo sviluppo.

1° Principio : TING, o ascoltare

Per avere successo nel combattimento è fondamentale valutare se stessi obiettivamente e conoscere sia le proprie forze che le proprie debolezze. E ugualmente importante conoscere la forza dell’avversario e dove egli o ella sia più vulnerabile a un attacco.
Nell’ “Arte della Guerra”, Sun Tzu (500 a.C.) scrive:
“Se tu conosci l’avversario e conosci te stesso, non occorre che tu abbia paura del risultato di duecento battaglie. Se conosci te stesso ma non l’avversario, per ogni vittoria ottenuta soffrirai anche una sconfitta. Se non conosci ne te stesso ne l’avversario, soccomberai a ogni battaglia” Allo scopo di ascoltare, o Ting, occorre agire come una spia che tenti di accedere a importanti informazioni, rimanendo costantemente vigilanti e investigando su ogni indizio. Il praticante del Tui Sho, tuttavia, non ascolta solo attraverso le orecchie, ma anche per mezzo degli occhi, osservando i movimenti del partner stabilmente, attraverso la pelle, sviluppando una totale sensibilità corporea al tatto e, attraverso la mente, svegliando l’intelletto per prevedere i movimenti dell’avversario. Come è chiaro, l’arte di Ting include un allenamento sia fisico che mentale. Possiamo meglio comprendere il significato di Ting attraverso questo esempio. Considerate due persone che leggono lo stesso libro. Se uno dei due è in grado di afferrare veramente le idee e i contenuti del libro, laddove l’altro perde totalmente il senso di ciò che legge, la differenza fra i due è solo una questione di Ting. Mentre uno ha sviluppato la capacità di “ascoltare” il libro, l’altro non lo ha fatto. Il praticante del Tui Sho si libera delle inutili tensioni del corpo, rilassando le gambe e il bacino, ed eliminando ogni movimento goffo. Per mezzo di questa condizione di consapevolezza rilassata ci si può concentrare e si può veramente “ascoltare”, così da capire se stessi e l’avversario. Dopo avere raggiunto un certo progresso, l’intero sistema nervoso diventa più vigilante e sensibile. A livelli elevati si diventa agili come un pesce o un uccello.

2° Principio : TSOU, o mantenere l’iniziativa ritirandosi

Nei classici, Tsou viene spiegato come l’atto del “vincere la forza e la durezza per mezzo della morbidezza e della gentilezza”. Quando l’avversario oppone la sua forza, il metodo di Tsou suggerisce di eliminare le resistenze diventando morbidi, evitando così un conflitto diretto. E’ ovvio che, se eliminiamo le resistenze, la forza che irrompe perde la sua efficacia e può, di fatto, contenere la propria sconfitta. Tsou è la conseguenza di Ting, poiché non è possibile sperare di evitare una forza se non se ne conosce nè la direzione, nè la potenza. Così, durante la pratica del Tui Sho, occorre utilizzare Ting nei confronti della forza dell’avversario e poi evitare la forza cedendo e non offrendo resistenza alcuna, utilizzando quindi Tsou. Durante la pratica del Tui Sho evitate di confrontare la vostra forza con quella dell’avversario. Occorre insistere molto su questo punto perché, di solito, quando si viene attaccati, si reagisce resistendo. Per progredire nel Tui Sho si deve invertire questa tendenza, seguendo il sentiero della non-resistenza, o Tsou. Tsou va applicato con l’intero corpo; se rilassate le braccia, ma mantenete ugualmente una certa tensione nel corpo, ciò renderà inutile ogni difesa, poiché l’avversario potrà facilmente spingere. Se il torero spostasse solamente la sua cappa rossa, mantenendo il corpo lungo il percorso del toro, la sua fine sarebbe inevitabile. Occorre pertanto imparare a ruotare il bacino, piegare le ginocchia e coordinare insieme il rilassamento dell’intero corpo per mezzo di una pratica diligente del Chan Ssu Chin.

3° Principio : NIEN, o aderire

Nei Classici del Taiji Quan si dice che “è chiamato Nien, o “aderire”, “stare attaccati”, il rimanere nella posizione più vantaggiosa lasciando all’avversario quella più sfavorevole”. L’aderire integra Tsou nel senso che, se quest’ultimo viene impiegato per ritirarsi davanti all’avanzata dell’avversario, diventando morbidi se la forza di attacco è dura, Nien serve invece per avanzare non appena l’avversario si ritira, seguendolo se prova a scappare. Tsou viene considerato Yin, poiché include passività e seguire una forza, laddove Nien viene considerato Yang, poiché suggerisce l’iniziativa e l’avanzare a piacimento. Così, sebbene Tsou e Nien differiscano per direzioni e azioni, essi completano reciprocamente il ciclo dell’altro. Così come lo Yin è la radice dello Yang, Tsou è la radice di Nien, pertanto, se si desidera applicare efficacemente Nien, occorre possedere una buona base in Tsou. Quando l’avversario spinge, è corretto andarsene, cercando di mantenere la posizione più favorevole e portando l’avversario fuori dal suo equilibrio. Ritirarsi troppo velocemente, però, crea troppa distanza dall’avversario e fa perdere l’opportunità di aderire. Nien, allo stesso modo di Tsou, utilizza la tecnica di Ting per percepire la direzione e la velocità della ritirata dell’avversario. La tempestività è un fattore di primaria importanza quando si impiega Nien, poiché si rischia di incontrare una resistenza se si prova a cominciare il movimento troppo presto. E’ di suprema importanza che si attacchi solo nel momento esatto in cui l’avversario si trova in svantaggio. Nien può rassomigliare al modo in cui un ragno cattura la sua preda. Il ragno attende con una vigile intenzionalità fino a quando l’insetto non si avvicina alla tela. Non appena l’insetto viene intrappolato e non è in grado di resistere, il ragno lo attaccherà immediatamente. Se invece l’insetto tenta di rompere la tela e scappare, il ragno si limiterà ad avvolgere sempre più filo attorno all’insetto così che alla fine questo si intrappolerà da solo senza alcuna possibilità di fuga. Se utilizziamo quest’analogia, la tela è Nien che agisce aderendo su qualsiasi cosa arrivi. Il ragno rappresenta la mente o la consapevolezza, la quale controlla Nien. Non dimenticate! Il ragno si trova sempre nella posizione più vantaggiosa.

4° Principio : HUA, o neutralizzare

I Classici del Taiji Quan dicono: Si deve comprendere la relazione esistente fra Yin e Yang. Nien è Tsou e Tsou è Nien. Lo Yin non può separarsi dallo Yang e viceversa. Neutralizzare è la combinazione di Nien e Tsou. Quando l’avversario spinge si deve cedere, Tsou, ma con l’intenzione di mantenere il contatto, Nien. Non appena l’avversario si ritira mentre voi colpite, dovete aderire, o Nien, mantenendovi pronti a cedere, o Tsou. Perciò Nien è Tsou. Si devono tenere presenti tre fattori se si desidera sviluppare il Tong Chin. 1) Cedere, Tsou – 2) Aderire, Nien – 3) Neutralizzare, Hua. Tsou è il principio Yin, e indica una ritirata regolata con cura. Si sviluppa una risposta intuitiva al momento esatto in cui arriva il colpo dell’avversario, senza perdere il contatto o impiegare un’energia inutile nel resistere a questo attacco. Nien è il principio Yang, dove si avanza o si segue la ritirata dell’avversario mantenendo sempre il contatto e impiegando solo la necessaria quantità di energia. Hua è riconoscere sia l’equivalenza fra il cedere e l’aderire, sia il loro rapporto reciproco. Questo concetto implica inoltre che si dovrebbe sempre mantenere una posizione favorevole, in modo da essere pronti in ogni istante a catturare l’avversario, come il ragno che è sempre pronto a catturare la sua preda. Il Tong Chin è bene illustrato dal modo in cui un gatto adulto reagisce quando lo accarezzate delicatamente. Se all’inizio lo toccate abbastanza delicatamente, il gatto reagisce mantenendo un contatto leggerissimo. Quando percepisce il contatto iniziale, il gatto utilizza Tsou, infatti si ritrae impercettibilmente, ma contemporaneamente impiega Nien, difatti mantiene il contatto. Quando si pratica il Tui Shou, occorre ricordare la reazione del gatto così da riguadagnare la capacità perduta del Tong Chin. Quando Hua viene padroneggiato, anche la forza più grande o il movimento più veloce risulteranno inefficaci. Il principiante ha del ritirarsi un’idea lineare, come ad esempio una fuga seguita da un attacco separato. Hua, invece, si riferisce a un movimento circolare come quello della curva a “S” all’interno del diagramma Taiji. Se si utilizza Tsou, ritirata, e Nien, avanzata, si cede mantenendo tuttavia la propria posizione. Quando, a poco a poco, si acquista una corretta conoscenza di Hua, i movimenti esterni vengono progressivamente ridotti. La mente farà fiorire la consapevolezza del neutralizzare fino al punto in cui sarà totale, senza alcun movimento visibile all’esterno. Hua, la combinazione di cedere e di mantenersi a contatto, è in definitiva la caratteristica del Taiji Quan. Quando si applica Hua, occorre tenere a mente l’uso fondamentale del Peng Chin ottenuto dal Chan Ssu Chin. Il movimento comprende l’impiego unificato del bacino e delle gambe, spostando il corpo come un’unità integrata, invece di eseguire dei movimenti indipendenti delle braccia, delle mani o delle spalle. Neutralizzare la forza dell’avversario richiede giusti movimenti e tempestività. Se ci si ritira troppo velocemente si perde il contatto; se si risponde troppo lentamente, si soccombe al colpo dell’avversario. In entrambi i casi non vi è applicazione alcuna di Hua. Il segreto consiste nell’essere pronti a impiegare una forza completa, e però trattenersi dal farlo, applicando sensitivamente solo un minimo di forza. Hua è stato progettato per intrappolare un avversario in una posizione sfavorevole, così che sia impreparato per il prossimo passo. A tale scopo si mantiene una posizione di difesa per prevenire un eventuale attacco. Questo principio è conosciuto come l’aspetto morbido del Taiji Quan. La pratica del Tui Shou abilita all’acquisizione di una buona base nella tecnica di Hua, mantenendo perciò una credibile difesa. Cheng Man Chin consigliava ai suoi studenti di coltivare continuamente l’accettazione di una sconfitta causata dall’avversario. Se durante la pratica si tiene sempre a mente lo spettro della sconfitta, alla fine si imparerà a evitarla e a sconfiggere l’altro. Questo aspetto della filosofia cinese ha molto da offrire all’Occidente. La competizione, lo sforzo per arrivare primi, presente nella vita quotidiana dell’occidentale crea inutili tensioni agli individui. Coltivare una valutazione della sconfitta e della perdita, ci permette di allargare la nostra prospettiva del significato della vita e di comprendere l’utilità e la bellezza della cooperazione, la quale conduce alla pace e all’armonia e a relazioni nelle quali ognuno è vittorioso.

5° Principio: FA, o attaccare

Nella strategia militare è assiomatico che la migliore difesa è un buon attacco. Dopo la pratica e la comprensione di Hua, la difesa, occorre imparare il ruolo di Fa o offesa. Hua senza Fa; come lo Yin senza lo Yang. Quando alla fine si siano appresi entrambi gli aspetti di Hua e Fa, di Yin e Yang, essi possono essere sintetizzati allo scopo di produrre un tutt’uno efficace e completo, come viene simbolicamente raffigurato nel diagramma Taiji. una metà della circonferenza è la difesa, lo Yin, l’altra metà è l’offesa, lo Yang. Praticando la difesa e l’offesa, il movimento largo e circolare che si ha all’inizio viene gradualmente ridotto, mentre il Chin viene gradualmente aumentato fino al punto in cui non si richiede movimento alcuno per sconfiggere l’avversario. Se il vostro Chin è abbastanza compatto, sarete in grado di sradicate l’avversario e lanciarlo lontano. Fa, l’attaccare, consiste di tre fattori basilari: 1) circostanza – 2) direzione – 3) tempismo Per avere successo, in Fa devono essere impiegati tutti e tre questi fattori. Circostanza connota l’approfittarsi dello squilibrio momentaneo dell’avversario o della rigidità della sua posizione di difesa. A questo punto, è la posizione vulnerabile dell’avversario a suggerire la direzione in cui va applicata la forza sufficiente per spingerlo e farlo cadere. In altre parole occorre capitalizzare sulle deficienze della sua posizione, spingendolo se si trova troppo lontano, o tirandolo quando si trova sporto troppo in avanti. Seguendo la direzione del movimento, si può sradicare l’avversario spingendolo lateralmente al momento giusto. La tempestività è anch’essa essenziale. Un colpo troppo affrettato conduce a un mero confronto di forze e a una perdita di energia, laddove un colpo portato in ritardo lascia tempo all’avversario di correggere la sua posizione sfavorevole e avvantaggiarsi della nostra spinta inefficace. Tutti e tre i fattori devono alla fine integrarsi per diventare efficaci. Approfittare della posizione goffa dell’avversario senza un attacco ben diretto conduce a una semplice comparazione delle forze, o a una posizione sfavorevole, come, ad esempio, il trovarsi squilibrati. Questo accade anche quando si porta un colpo diretto bene senza essere tempestivi. La distanza fra due persone ha la sua importanza in Fa. Se sono troppo distanti, nessun attacco potrà avere effetti; se invece sono troppo vicine, vi è troppo poco spazio per usare il corpo le braccia e i pugni in maniera efficace. Un altro fattore da prendere in considerazione in Fa è l’altezza dell’avversario. Un avversario basso viene attaccato naturalmente nella parte alta del corpo mentre uno alto in quella mediana o bassa. La forza dell’altro potrebbe inoltre essere superiore per quanto riguarda torace, spalle e braccia, a discapito delle gambe. Per quanto riguarda un simile avversario, è meglio attaccare la parte alta del corpo, allo scopo di usufruire della relativa debolezza delle gambe. Mentre, per un corpo ove le gambe sono molto forti, l’attacco andrà portato verso il basso per avere il suo massimo effetto. Qualora l’avversario sia bilanciato sarà meglio colpire nella parte centrale. Inoltre, e ciò è molto importante, si devono applicare i principi del mobilitare e del rilasciate il Chin dall’interno, come se si scoccasse una freccia da un arco teso. Nell’attaccare un avversario il Fa, o il colpo, deve contenere la totale energia, o Chin, mobilitata dall’interno, e non deve essere un attacco superficiale, mosso cioè dal braccio. Infine, per fare in modo che l’attacco sia efficace, esso deve essere fatto con la totale intenzione di riuscire. Non c’è spazio per considerazioni sulla forza o sulla resistenza dell’altro. Si deve essere convinti che, se ci fosse davanti a noi una montagna, avremmo comunque la forza e la volontà per realizzare il nostro obiettivo, o Fa.

Finalita’

1) Esso insegna allo stesso modo del Chan Ssu Chin, a realizzare pienamente il significato della sensibilità del corpo intero. Il praticante sviluppa esternamente un acuto senso del tatto trasmesso attraverso la pelle (Ting jin). Internamente avviene uno sviluppo graduale di consapevolezza e sensitività. 2) Al praticante viene richiesto di svuotare il corpo da tutte le forze. Quando ci si libera da tensioni muscolari, è possibile sperimentare cosa significhi essere come una lontana e scintillante stella; il corpo è qui, eppure allo stesso tempo non è qui. 3) Per mezzo della comprensione dei principi del Tui Shou, si può imparare a equilibrare lo Yin e lo Yang nella vita quotidiana, accrescendo la qualità della vita. Prima di approcciarsi al Tui Shou si consiglia che lo studente formi una solida base, attraverso una lunga pratica del Taiji Quan e l’uso delle giuste posizioni del corpo.

COSA E' IL QI GONG ?

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Il termine Qi Gong significa “ coltivare l’energia interna ” o “ lavoro sull’energia ” ed è un insieme di tecniche antichissime che permettono di prendere consapevolezza dell’energia vitale (Qi) e di utilizzarla per svariati scopi, principalmente per il miglioramento e la preservazione della salute. Attraverso tecniche ginniche, respiratorie, e di concentrazione mentale, si impara a sbloccare, rinforzare e guidare l’energia interna attraverso i meridiani (Jingluo) dai quali è percorso il nostro corpo secondo la Medicina Tradizionale Cinese, le cui origini sono millenarie. La ricerca scientifica moderna ha dimostrato l’efficacia del Qi Gong nella cura e nella prevenzione di molte malattie. Non bisogna pensare però che il controllo dell’energia interna richieda pochi mesi e nessuna fatica; esso è frutto di una lunga e paziente pratica. Viene eseguito adottando posizioni particolari, regolando il respiro e concentrando la mente.
Il Qi, soffio vitale, che ha sede nel Dantian inferiore, si muove lungo i Jingluo, meridiani, dalla periferia al centro, pieno e fermo, e viceversa, portando calore alle estremità. Può procedere a condizione che vi sia Fang Song, consapevolezza rilassata, cioè rilassamento fisico e mentale e correttezza posturale, ed è guidato nella circolazione da Yi, intenzione o pensiero creatore, ottenuto prima visualizzando il percorso fino alla percezione della corrente energetica. Man mano che si progredisce si sviluppa lo Shen, l’energia spirituale e mentale, espressa dallo sguardo, che rende il movimento non mera esteriorità ma veramente interno.
Se praticato con coscienza, il Qi Gong è una via all’autoconsapevolezza: migliora infatti la qualità della vita attraverso una maggiore attenzione all’aria che respiriamo o a ciò che mangiamo. Inoltre gli esercizi dinamici fanno bene al fisico, mentre il rilassamento aiuta a sciogliere ed eliminare le tensioni accumulate da ciò che, nella vita di tutti i giorni, contribuisce ad aumentare il nostro livello di stress.

Pratiche respiratorie (Tu Na)

Esistono su questo argomento numerose correnti di pensiero, ognuna con le proprie tecniche più o meno complicate. Noi distinguiamo tre tecniche fondamentali di respirazione:
1. Respirazione naturale: si inspira ed espira dal naso, cercando di ottenere un respiro profondo, sottile e continuo. Particolarmente indicata ai principianti, o negli esercizi di Qigong dinamico. 2. Respirazione nel senso della corrente: è la respirazione addominale. Si inspira gonfiando l’addome come un palloncino, e si espira sgonfiandolo. E’ la tecnica ideale per affondare il Qi nel Dantian* inferiore. 3. Respirazione inversa (o della tartaruga): l’opposto della precedente. Ideale per calmare gli stati d’ansia e per imparare a dirigere il Qi attraverso il corpo.

L’importanza degli esercizi respiratori fondamentali risiede nel trasformare l’abituale respirazione superficiale, in cui non usiamo mai la piena capacità dei nostri polmoni, in una respirazione profonda che ci permette di trarre il massimo beneficio da ogni atto respiratorio. Questi esercizi tendono inoltre a stimolare la circolazione sanguigna, a favorire il massaggio degli organi interni, a facilitare la digestione del cibo e a rinforzare l’organismo prevenendo le malattie.

* I tre dantian sono: il dantian inferiore, posto in profondità circa quattro dita sotto l’ombelico, il dantian mediano, in corrispondenza dello sterno, e il dantian superiore, tra le sopracciglia. Metodo del palo immobile (Wujizhang-Zhangzhuanggong)

Questi esercizi costituiscono la base di tutte le pratiche di QI GONG e TAIJI QUAN, perché permettono di raggiungere uno stato di rilassamento mantenendo nel contempo una posizione corretta con il minimo sforzo muscolare. Esistono diverse varianti di questa tecnica, e ogni praticante adotta quelle che ritiene più consone alle proprie caratteristiche fisiche o ai propri obbiettivi (sviluppo dell’energia interna a scopo terapeutico, preventivo o marziale). Di conseguenza le posizioni adottate possono essere più o meno basse, ma in ogni caso è fondamentale esercitare un controllo volontario sulla muscolatura, per evitare di creare tensioni e blocchi nella circolazione energetica.

Piccolo Circuito Celeste (Xiao Zhou Tian)

II Piccolo Circuito Celeste consiste nel far circolare il Qi in un percorso ad anello, attraverso il Canale di controllo (Du Mai ), verso l’alto lungo la colonna vertebrale, e il Canale di funzione (Ren Mai), che scende lungo la parte anteriore del busto.
E’ fondamentale l’aiuto di Yi, il “pensiero creatore”, nell’immaginare di “aspirare” il Qi, facendolo risalire lungo il Du Mai, e facendolo passare dietro la nuca, dal punto BAI HUI (alla sommità del capo), e successivamente dal punto REM ZHONG (tra naso e labbro superiore). Si lascia quindi ridiscendere il Qi attraverso la lingua e il canale Ren Mai, facendolo affondare nel Dantian inferiore. Infine, sempre col pensiero, guidare il Qi al punto HUI YIN (perineo – punto d’unione tra i due canali), avendo cura di tenere in retroversione il bacino, e ricominciare il percorso.
Esistono diverse varianti anche di questa tecnica, soprattutto per quanto riguarda la posizione di pratica, che può essere eretta come seduta. Di solito comunque si può notare col perseverare della pratica la comparsa di calore in tutto il corpo, seguita da sudorazione. A un primo livello il calore può essere avvertito solo nei piedi o nelle mani, mentre man mano che il Qi si sblocca e penetra nei canali, questo calore si estende a tutto il corpo.
A un livello molto avanzato possono comparire dei tremiti: il movimento immaginario del Qi, guidato dal pensiero, provoca un movimento reale del corpo.

COSA E' IL KUNG FU ?

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La pratica del Kung Fu (“duro lavoro”) coniuga l’aspetto introspettivo del Taiji Quan con le esigenze fisiche e dinamiche degli allievi più giovani che, grazie ad una equilibrata disciplina, imparano il rispetto per se stessi e per gli altri. Il programma di lavoro mira a rafforzare la struttura fisica e nel contempo promuove l’allungamento dei tendini e lo scioglimento muscolare. Il lavoro di tipo fisico viene maggiormente enfatizzato rispetto a quello proposto nei corsi di Taiji Quan e consente di ottenere un corpo forte ed elastico e di acquisire al contempo una solida base per poter sviluppare successivamente il lavoro interno caratteristico del Taiji.
Il programma tecnico dei corsi di Gongfu per bambini, ragazzi e adulti è incentrato sul lavoro seguente: * principi di base del Gongfu e del Taijiquan, origini storiche e suddivisione in stili “esterni” ed “interni” * lavoro sulle articolazioni, sui muscoli, sui tendini, semplici esercizi di acrobatica e potenziamento muscolare: sequenza ginnica atta a sviluppare, in maniera divertente, un corpo forte ed elastico * studio dei fondamentali: forma delle posizioni e delle cadute, dinamiche del pugno, del calcio e delle gomitate, metodo degli spostamenti * movimenti di base delle forme di Taijiquan * esercizi di Tui Shou (a coppie) * esercizi di condizionamento (a coppie) * tecniche di percussione, di leva e di proiezione * lavoro con i guantoni, al sacco e con i colpitori


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La Scuola Jindao insegna le discipline del Tai Chi Chuan stile Chen, Tui Shou, Qi Gong e Kung Fu a Ravenna, Alfonsine, Cervia, Fusignano, Longastrino, Lugo, Mezzano e Russi

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