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Tui Shou

Dopo l’assimilazione della forma, al praticante viene proposto l’allenamento della spinta con le mani, Tui Shou, seguito da quello dell’uso combattivo dei movimenti, San Shou. I due studenti si fronteggiano con le mani appoggiate sulle braccia dell’altro; essi si spingono o cedono alternativamente secondo i movimenti, Pa Men, mantenendo sempre il contatto; in un secondo tempo si spostano anche i piedi, come in uno degli esercizi più elaborati, il Da Lu. Lo scopo è quello di rilassare il corpo, acquisire sensibilità e imparare ad usare al massimo il proprio e l’altrui peso corporeo, secondo movimenti fluidi e costanti per evitare di fornire un punto fermo e solido su cui l’altro possa spingere, poiché il fine consiste nel far perdere l’equilibrio all’avversario. La sensibilità che permette di percepire in anticipo le mosse del compagno è detta Ting Jin.

La necessità di tale esercizio per il progresso nel Taiji è evidente; questa tecnica consente di mettere in pratica le posture assimilate con la forma e di verificarne la qualità.

  1. DA LU – “grande spostamento”
  2. SAN SHOU – uso combattivo libero dei movimenti
  3. DING BU TUI SHOU – spinta delle mani a piedi fissi
  4. HUO BU TUI SHOU – spinta delle mani in movimento

Il Tui Shou (lett. “spinta delle mani”) è un eccellente metodo di allenamento che consente di sviluppare e mettere in pratica qualità peculiari del Taiji Quan quali la fermezza, la morbidezza, la capacità di “sentire” l’energia dell’avversario e di utilizzare di conseguenza e al meglio la propria, in modo da squilibrare e battere quest’ultimo con il minimo sforzo.
Questo metodo non necessita di grandi spazi per la pratica, né di protezioni particolari per i praticanti. I due partners, con le braccia a contatto, cercano di sviluppare una particolare sensibilità della pelle, chiamata “Ting Jin”, attraverso la pratica di azioni come spingere, tirare, attaccare le articolazioni, o proiettare. Al fine di sviluppare questa sensibilità, che consente di prevedere in anticipo le mosse dell’avversario, è essenziale raggiungere un buon livello di rilassamento. Se si è tesi o rigidi più del partner, questi percepirà chiaramente il momento esatto in cui intendiamo emettere la nostra energia offensiva, nonché l’uso che intendiamo farne, e a quel punto sarà facile per lui neutralizzare il nostro attacco, usando la nostra stessa forza contro di noi. Un famoso detto dice: “usare 150 grammi di forza per battere 400 chili”.
Nella scuola Chen esistono diversi esercizi di Tui Shou: si comincia con il Tui Shou a piedi fissi, prima con una mano, con entrambe, per passare poi alle tecniche in movimento, che richiedono già una buona padronanza dei principi fondamentali del Taiji, o a tecniche avanzate come il metodo del Da Lu, o l’uso combattivo libero dei movimenti (San Shou). Quale che sia il metodo usato, lo scopo è sempre lo stesso: focalizzare l’attenzione sul rilassamento, essere sensibili alla forza dell’avversario, e imparare a conoscere e usare il proprio corpo, reagendo come una molla agli stimoli esterni. La fretta di vincere a tutti i costi è quasi sempre foriera di sconfitta: bisogna invece imparare a seguire l’avversario con pazienza, ed essere disposti anche a trovarsi in una situazione apparentemente sfavorevole, mantenere la calma e lasciare che l’attacco dell’avversario, non trovando resistenza, cada nel vuoto. Per poter imparare a vincere, bisogna essere sinceramente disposti a perdere.

Principi

Secondo la filosofia cinese, le due forze che governano l’universo sono lo Yin e lo Yang. Sebbene opposte, non possono essere divise, poiché lo Yin e lo Yang cooperano armoniosamente. Oltretutto, esse interagiscono anche come causa ed effetto, anche se questa relazione suggerisce una linearità, mentre il rapporto tra Yin e Yang è circolare. Lo Yang è l’origine dello Yin e lo Yin è la radice dello Yang. Yin e Yang rappresentano opposti complementari, ad esempio azione e non azione, morbido e duro, vuoto e pieno, leggero e pesante, o chiuso e aperto. Essi sono così intricatamente connessi da favorirsi e inibirsi a vicenda. Si rapportano in un unità totale; ciascuno aiuta l’altro alla creazione di un perfetto equilibrio. Ad esempio, il giorno è Yang e la notte è Yin. Il giorno e la notte, sebbene opposti, sono in transizione costante. Questo continuo movimento, unificandoli, crea il tutto. I concetti di Yin e Yang formano il fondamento teorico del Taiji Quan. Si richiede un’assoluta coesistenza di Yin e Yang. Dove c’è lo Yang c’è lo Yin, dove c’è lo Yin deve esserci lo Yang. Occorre ricercare continuamente l’armonia e l’equilibrio fra queste due forze. Il processo della giusta combinazione di Yin e Yang, conosciuto come Tong Chin, viene considerato come una importante realizzazione nel Taiji Quan. Nei livelli di realizzazione soprannaturale del Tong Chin, lo Yin e lo Yang sono come l’apparire e lo scomparire, ai propri occhi, di una lontana stella. I movimenti apparenti della stella suggeriscono che lo Yin e lo Yang non coesistono come il giorno e la notte, ma che piuttosto appaiono simultaneamente. L’immagine della stella sembra essere lì, ma a volte scompare, a causa degli strati densi dell’atmosfera. Questo supremo stato incorpora l’unità totale; lo Yin non è più visto come la conseguenza dello Yang, poiché questo tipo di sequenza implicherebbe ancora una piccola separazione. Durante la pratica del Taiji Quan, si devono equilibrare lo Yin e lo Yang, i movimenti non dovrebbero essere ne troppo morbidi ne troppo duri. Se si utilizza solo un singolo aspetto del Taiji Quan, la forma risulta incompleta, non potendosi allora propriamente definire Taiji Quan. Questo viene realizzato solo quando il morbido e il duro vengono sviluppati all’interno del Taiji Quan. Il metodo per acquisire questo giusto equilibrio implica che prima si sviluppi il morbido, lo Yin, al suo estremo. Solo allora, dalla radice del morbido, si può sviluppare il duro, o lo Yang, fino all’estremo Questo metodo è simile al modo in cui il fabbro costruisce un ferro di cavallo. Dapprima scalda il lingotto di ferro impuro col fuoco, fino a renderlo amorfo, dopo di che lo batte su di un incudine per eliminare tutte le impurità. Alla fine il metallo diventa duro, mantenendo però la struttura amorfa e scartando i residui. Il fabbro ripete questo procedimento varie volte, fino a che non abbia forgiato dell’acciaio forte e temprato, in grado di sostenere il peso del suo cavallo. E’ importante notare che, sebbene l’acciaio sia duro e forte, esso possa essere parimenti piegato. Quando si pratica il Taiji Quan, ugualmente, si dovrebbe essere totalmente flessibili, ma mantenere una consapevolezza interna. Un esempio di questa consapevolezza interna può essere fornito dal gatto, che si siede immobile e completamente attento come se si preparasse a saltare sulla sua preda. Allo scopo di comprendere pienamente il Taiji Quan, si devono mettere insieme le lezioni imparate dal fabbro e dal gatto, incorporando il morbido e il duro, allo stesso modo in cui il diagramma Taiji circonda lo Yin e lo Yang. Solo dopo aver compreso il significato di questi concetti è possibile porre una base per la pratica del Tui Sho. L’esercizio del Tui Sho è di vitale importanza nello sviluppo di ogni serio studente di Taiji Quan. Occorre sistemarsi nella posizione dell’arco e della freccia insieme a un partner. Si uniscono poi le due mani e si utilizzano due o più delle Quattro Direzioni. Il secondo punto di vista sostiene che il Tui Sho potrebbe essere insegnato contemporaneamente alla pratica a solo, poiché si complementano l’un l’altra. Questo approccio ritiene che il Tui Sho abiliti lo studente a una comprensione sempre migliore dell’esercizio a solo e viceversa. La pratica del Tui Sho include tutti i principi Taiji di cui abbiamo già discusso come, ad esempio, i tredici metodi del tronco, il Taiji Qi Gong, il Chan Ssu Chin, ecc. Il Tui Sho, inoltre, aiuta lo studente per ciò che riguarda lo sviluppo di aspetti importanti del Taiji Quan non evidenti nell’esercizio a solo. Descriviamo ora alcuni di questi aspetti per favorirne lo sviluppo.

1° Principio : TING, o ascoltare

Per avere successo nel combattimento è fondamentale valutare se stessi obiettivamente e conoscere sia le proprie forze che le proprie debolezze. E ugualmente importante conoscere la forza dell’avversario e dove egli o ella sia più vulnerabile a un attacco.
Nell’ “Arte della Guerra”, Sun Tzu (500 a.C.) scrive:
“Se tu conosci l’avversario e conosci te stesso, non occorre che tu abbia paura del risultato di duecento battaglie. Se conosci te stesso ma non l’avversario, per ogni vittoria ottenuta soffrirai anche una sconfitta. Se non conosci ne te stesso ne l’avversario, soccomberai a ogni battaglia” Allo scopo di ascoltare, o Ting, occorre agire come una spia che tenti di accedere a importanti informazioni, rimanendo costantemente vigilanti e investigando su ogni indizio. Il praticante del Tui Sho, tuttavia, non ascolta solo attraverso le orecchie, ma anche per mezzo degli occhi, osservando i movimenti del partner stabilmente, attraverso la pelle, sviluppando una totale sensibilità corporea al tatto e, attraverso la mente, svegliando l’intelletto per prevedere i movimenti dell’avversario. Come è chiaro, l’arte di Ting include un allenamento sia fisico che mentale. Possiamo meglio comprendere il significato di Ting attraverso questo esempio. Considerate due persone che leggono lo stesso libro. Se uno dei due è in grado di afferrare veramente le idee e i contenuti del libro, laddove l’altro perde totalmente il senso di ciò che legge, la differenza fra i due è solo una questione di Ting. Mentre uno ha sviluppato la capacità di “ascoltare” il libro, l’altro non lo ha fatto. Il praticante del Tui Sho si libera delle inutili tensioni del corpo, rilassando le gambe e il bacino, ed eliminando ogni movimento goffo. Per mezzo di questa condizione di consapevolezza rilassata ci si può concentrare e si può veramente “ascoltare”, così da capire se stessi e l’avversario. Dopo avere raggiunto un certo progresso, l’intero sistema nervoso diventa più vigilante e sensibile. A livelli elevati si diventa agili come un pesce o un uccello.

2° Principio : TSOU, o mantenere l’iniziativa ritirandosi

Nei classici, Tsou viene spiegato come l’atto del “vincere la forza e la durezza per mezzo della morbidezza e della gentilezza”. Quando l’avversario oppone la sua forza, il metodo di Tsou suggerisce di eliminare le resistenze diventando morbidi, evitando così un conflitto diretto. E’ ovvio che, se eliminiamo le resistenze, la forza che irrompe perde la sua efficacia e può, di fatto, contenere la propria sconfitta. Tsou è la conseguenza di Ting, poiché non è possibile sperare di evitare una forza se non se ne conosce nè la direzione, nè la potenza. Così, durante la pratica del Tui Sho, occorre utilizzare Ting nei confronti della forza dell’avversario e poi evitare la forza cedendo e non offrendo resistenza alcuna, utilizzando quindi Tsou. Durante la pratica del Tui Sho evitate di confrontare la vostra forza con quella dell’avversario. Occorre insistere molto su questo punto perché, di solito, quando si viene attaccati, si reagisce resistendo. Per progredire nel Tui Sho si deve invertire questa tendenza, seguendo il sentiero della non-resistenza, o Tsou. Tsou va applicato con l’intero corpo; se rilassate le braccia, ma mantenete ugualmente una certa tensione nel corpo, ciò renderà inutile ogni difesa, poiché l’avversario potrà facilmente spingere. Se il torero spostasse solamente la sua cappa rossa, mantenendo il corpo lungo il percorso del toro, la sua fine sarebbe inevitabile. Occorre pertanto imparare a ruotare il bacino, piegare le ginocchia e coordinare insieme il rilassamento dell’intero corpo per mezzo di una pratica diligente del Chan Ssu Chin.

3° Principio : NIEN, o aderire

Nei Classici del Taiji Quan si dice che “è chiamato Nien, o “aderire”, “stare attaccati”, il rimanere nella posizione più vantaggiosa lasciando all’avversario quella più sfavorevole”. L’aderire integra Tsou nel senso che, se quest’ultimo viene impiegato per ritirarsi davanti all’avanzata dell’avversario, diventando morbidi se la forza di attacco è dura, Nien serve invece per avanzare non appena l’avversario si ritira, seguendolo se prova a scappare. Tsou viene considerato Yin, poiché include passività e seguire una forza, laddove Nien viene considerato Yang, poiché suggerisce l’iniziativa e l’avanzare a piacimento. Così, sebbene Tsou e Nien differiscano per direzioni e azioni, essi completano reciprocamente il ciclo dell’altro. Così come lo Yin è la radice dello Yang, Tsou è la radice di Nien, pertanto, se si desidera applicare efficacemente Nien, occorre possedere una buona base in Tsou. Quando l’avversario spinge, è corretto andarsene, cercando di mantenere la posizione più favorevole e portando l’avversario fuori dal suo equilibrio. Ritirarsi troppo velocemente, però, crea troppa distanza dall’avversario e fa perdere l’opportunità di aderire. Nien, allo stesso modo di Tsou, utilizza la tecnica di Ting per percepire la direzione e la velocità della ritirata dell’avversario. La tempestività è un fattore di primaria importanza quando si impiega Nien, poiché si rischia di incontrare una resistenza se si prova a cominciare il movimento troppo presto. E’ di suprema importanza che si attacchi solo nel momento esatto in cui l’avversario si trova in svantaggio. Nien può rassomigliare al modo in cui un ragno cattura la sua preda. Il ragno attende con una vigile intenzionalità fino a quando l’insetto non si avvicina alla tela. Non appena l’insetto viene intrappolato e non è in grado di resistere, il ragno lo attaccherà immediatamente. Se invece l’insetto tenta di rompere la tela e scappare, il ragno si limiterà ad avvolgere sempre più filo attorno all’insetto così che alla fine questo si intrappolerà da solo senza alcuna possibilità di fuga. Se utilizziamo quest’analogia, la tela è Nien che agisce aderendo su qualsiasi cosa arrivi. Il ragno rappresenta la mente o la consapevolezza, la quale controlla Nien. Non dimenticate! Il ragno si trova sempre nella posizione più vantaggiosa.

4° Principio : HUA, o neutralizzare

I Classici del Taiji Quan dicono: Si deve comprendere la relazione esistente fra Yin e Yang. Nien è Tsou e Tsou è Nien. Lo Yin non può separarsi dallo Yang e viceversa. Neutralizzare è la combinazione di Nien e Tsou. Quando l’avversario spinge si deve cedere, Tsou, ma con l’intenzione di mantenere il contatto, Nien. Non appena l’avversario si ritira mentre voi colpite, dovete aderire, o Nien, mantenendovi pronti a cedere, o Tsou. Perciò Nien è Tsou. Si devono tenere presenti tre fattori se si desidera sviluppare il Tong Chin. 1) Cedere, Tsou – 2) Aderire, Nien – 3) Neutralizzare, Hua. Tsou è il principio Yin, e indica una ritirata regolata con cura. Si sviluppa una risposta intuitiva al momento esatto in cui arriva il colpo dell’avversario, senza perdere il contatto o impiegare un’energia inutile nel resistere a questo attacco. Nien è il principio Yang, dove si avanza o si segue la ritirata dell’avversario mantenendo sempre il contatto e impiegando solo la necessaria quantità di energia. Hua è riconoscere sia l’equivalenza fra il cedere e l’aderire, sia il loro rapporto reciproco. Questo concetto implica inoltre che si dovrebbe sempre mantenere una posizione favorevole, in modo da essere pronti in ogni istante a catturare l’avversario, come il ragno che è sempre pronto a catturare la sua preda. Il Tong Chin è bene illustrato dal modo in cui un gatto adulto reagisce quando lo accarezzate delicatamente. Se all’inizio lo toccate abbastanza delicatamente, il gatto reagisce mantenendo un contatto leggerissimo. Quando percepisce il contatto iniziale, il gatto utilizza Tsou, infatti si ritrae impercettibilmente, ma contemporaneamente impiega Nien, difatti mantiene il contatto. Quando si pratica il Tui Shou, occorre ricordare la reazione del gatto così da riguadagnare la capacità perduta del Tong Chin. Quando Hua viene padroneggiato, anche la forza più grande o il movimento più veloce risulteranno inefficaci. Il principiante ha del ritirarsi un’idea lineare, come ad esempio una fuga seguita da un attacco separato. Hua, invece, si riferisce a un movimento circolare come quello della curva a “S” all’interno del diagramma Taiji. Se si utilizza Tsou, ritirata, e Nien, avanzata, si cede mantenendo tuttavia la propria posizione. Quando, a poco a poco, si acquista una corretta conoscenza di Hua, i movimenti esterni vengono progressivamente ridotti. La mente farà fiorire la consapevolezza del neutralizzare fino al punto in cui sarà totale, senza alcun movimento visibile all’esterno. Hua, la combinazione di cedere e di mantenersi a contatto, è in definitiva la caratteristica del Taiji Quan. Quando si applica Hua, occorre tenere a mente l’uso fondamentale del Peng Chin ottenuto dal Chan Ssu Chin. Il movimento comprende l’impiego unificato del bacino e delle gambe, spostando il corpo come un’unità integrata, invece di eseguire dei movimenti indipendenti delle braccia, delle mani o delle spalle. Neutralizzare la forza dell’avversario richiede giusti movimenti e tempestività. Se ci si ritira troppo velocemente si perde il contatto; se si risponde troppo lentamente, si soccombe al colpo dell’avversario. In entrambi i casi non vi è applicazione alcuna di Hua. Il segreto consiste nell’essere pronti a impiegare una forza completa, e però trattenersi dal farlo, applicando sensitivamente solo un minimo di forza. Hua è stato progettato per intrappolare un avversario in una posizione sfavorevole, così che sia impreparato per il prossimo passo. A tale scopo si mantiene una posizione di difesa per prevenire un eventuale attacco. Questo principio è conosciuto come l’aspetto morbido del Taiji Quan. La pratica del Tui Shou abilita all’acquisizione di una buona base nella tecnica di Hua, mantenendo perciò una credibile difesa. Cheng Man Chin consigliava ai suoi studenti di coltivare continuamente l’accettazione di una sconfitta causata dall’avversario. Se durante la pratica si tiene sempre a mente lo spettro della sconfitta, alla fine si imparerà a evitarla e a sconfiggere l’altro. Questo aspetto della filosofia cinese ha molto da offrire all’Occidente. La competizione, lo sforzo per arrivare primi, presente nella vita quotidiana dell’occidentale crea inutili tensioni agli individui. Coltivare una valutazione della sconfitta e della perdita, ci permette di allargare la nostra prospettiva del significato della vita e di comprendere l’utilità e la bellezza della cooperazione, la quale conduce alla pace e all’armonia e a relazioni nelle quali ognuno è vittorioso.

5° Principio: FA, o attaccare

Nella strategia militare è assiomatico che la migliore difesa è un buon attacco. Dopo la pratica e la comprensione di Hua, la difesa, occorre imparare il ruolo di Fa o offesa. Hua senza Fa; come lo Yin senza lo Yang. Quando alla fine si siano appresi entrambi gli aspetti di Hua e Fa, di Yin e Yang, essi possono essere sintetizzati allo scopo di produrre un tutt’uno efficace e completo, come viene simbolicamente raffigurato nel diagramma Taiji. una metà della circonferenza è la difesa, lo Yin, l’altra metà è l’offesa, lo Yang. Praticando la difesa e l’offesa, il movimento largo e circolare che si ha all’inizio viene gradualmente ridotto, mentre il Chin viene gradualmente aumentato fino al punto in cui non si richiede movimento alcuno per sconfiggere l’avversario. Se il vostro Chin è abbastanza compatto, sarete in grado di sradicate l’avversario e lanciarlo lontano. Fa, l’attaccare, consiste di tre fattori basilari: 1) circostanza – 2) direzione – 3) tempismo Per avere successo, in Fa devono essere impiegati tutti e tre questi fattori. Circostanza connota l’approfittarsi dello squilibrio momentaneo dell’avversario o della rigidità della sua posizione di difesa. A questo punto, è la posizione vulnerabile dell’avversario a suggerire la direzione in cui va applicata la forza sufficiente per spingerlo e farlo cadere. In altre parole occorre capitalizzare sulle deficienze della sua posizione, spingendolo se si trova troppo lontano, o tirandolo quando si trova sporto troppo in avanti. Seguendo la direzione del movimento, si può sradicare l’avversario spingendolo lateralmente al momento giusto. La tempestività è anch’essa essenziale. Un colpo troppo affrettato conduce a un mero confronto di forze e a una perdita di energia, laddove un colpo portato in ritardo lascia tempo all’avversario di correggere la sua posizione sfavorevole e avvantaggiarsi della nostra spinta inefficace. Tutti e tre i fattori devono alla fine integrarsi per diventare efficaci. Approfittare della posizione goffa dell’avversario senza un attacco ben diretto conduce a una semplice comparazione delle forze, o a una posizione sfavorevole, come, ad esempio, il trovarsi squilibrati. Questo accade anche quando si porta un colpo diretto bene senza essere tempestivi. La distanza fra due persone ha la sua importanza in Fa. Se sono troppo distanti, nessun attacco potrà avere effetti; se invece sono troppo vicine, vi è troppo poco spazio per usare il corpo le braccia e i pugni in maniera efficace. Un altro fattore da prendere in considerazione in Fa è l’altezza dell’avversario. Un avversario basso viene attaccato naturalmente nella parte alta del corpo mentre uno alto in quella mediana o bassa. La forza dell’altro potrebbe inoltre essere superiore per quanto riguarda torace, spalle e braccia, a discapito delle gambe. Per quanto riguarda un simile avversario, è meglio attaccare la parte alta del corpo, allo scopo di usufruire della relativa debolezza delle gambe. Mentre, per un corpo ove le gambe sono molto forti, l’attacco andrà portato verso il basso per avere il suo massimo effetto. Qualora l’avversario sia bilanciato sarà meglio colpire nella parte centrale. Inoltre, e ciò è molto importante, si devono applicare i principi del mobilitare e del rilasciate il Chin dall’interno, come se si scoccasse una freccia da un arco teso. Nell’attaccare un avversario il Fa, o il colpo, deve contenere la totale energia, o Chin, mobilitata dall’interno, e non deve essere un attacco superficiale, mosso cioè dal braccio. Infine, per fare in modo che l’attacco sia efficace, esso deve essere fatto con la totale intenzione di riuscire. Non c’è spazio per considerazioni sulla forza o sulla resistenza dell’altro. Si deve essere convinti che, se ci fosse davanti a noi una montagna, avremmo comunque la forza e la volontà per realizzare il nostro obiettivo, o Fa.

Finalita’

1) Esso insegna allo stesso modo del Chan Ssu Chin, a realizzare pienamente il significato della sensibilità del corpo intero. Il praticante sviluppa esternamente un acuto senso del tatto trasmesso attraverso la pelle (Ting jin). Internamente avviene uno sviluppo graduale di consapevolezza e sensitività.

2) Al praticante viene richiesto di svuotare il corpo da tutte le forze. Quando ci si libera da tensioni muscolari, è possibile sperimentare cosa significhi essere come una lontana e scintillante stella; il corpo è qui, eppure allo stesso tempo non è qui.

3) Per mezzo della comprensione dei principi del Tui Shou, si può imparare a equilibrare lo Yin e lo Yang nella vita quotidiana, accrescendo la qualità della vita. Prima di approcciarsi al Tui Shou si consiglia che lo studente formi una solida base, attraverso una lunga pratica del Taiji Quan e l’uso delle giuste posizioni del corpo.