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Cos'è il Tai Chi ?

Il Taiji Quan (o Tai Chi) e’ un’antica arte marziale cinese basata sul concetto taoista di Yin-Yang, l’eterna alleanza degli opposti. Letteralmente Quan significa arte di combattimento, sistema marziale mentre Taiji indica la massima armonia degli opposti (Yin-Yang). Nato come sistema di autodifesa, il Tai Chi si e’ trasformato nel corso dei secoli in una raffinata forma di esercizio per la salute ed il benessere ma molte scuole continuano ad insegnarlo ed esercitarlo come vero e proprio sistema di difesa. Tra tutti gli stili di Taiji Quan, lo stile Chen e’ quello originario da cui si sono sviluppati tutti gli altri ed e’ quello che ha mantenuto intatti gli elementi caratteristici di quest arte. Lo studio di questo stile richiede un’esercitazione molto piu’ complessa ed esigente. Per questo motivo e’ fondamentale iniziare la pratica con gli esercizi di base che possano far comprendere i concetti di equilibrio di Yin e Yang, di radicamento, di rilassamento, di connessione del corpo, di movimento a spirale e di accumulo ed emissione della forza. Un altro esercizio fondamentale e’ la “Forma” (Tao Lu), un sistema di movimenti concatenati e spiraleggianti che vengono eseguiti in un modo lento e senza interruzioni. Tali movimenti possono essere eseguiti a mani nude o con le armi caratteristiche dello stile e in realta’ mimano la lotta con un opponente immaginario. Infine, esiste la pratica del Tui Shou, un insieme di esercizi che vengono eseguiti in coppia e che servono per sviluppare sensibilita’ ed ottimizzare l’impiego della forza. Gradualmente si studiano tutti i movimenti proposti e si introducono i principi fondamentali: si impara ad acquietare la mente, a muovere il corpo in modo rilassato e consapevole, a calmare il respiro. La pratica attenta e costante di questa arte, grazie alla morbidezza, alla circolarita’ e alla lentezza con cui vengono eseguiti i movimenti, rende il corpo piu’ agile e armonioso, migliora la postura ed ha un effetto benefico sul sistema nervoso e sulla circolazione. Scopo ultimo di questa arte e’ stimolare il libero fluire dell’energia vitale e stabilire armonia ed equilibrio tra corpo e mente.

Il Taiji Quan è un sistema marziale molto completo. Coinvolge infatti corpo e mente nella preparazione ed esecuzione delle tecniche, e richiede la massima precisione per ottenere il massimo risultato. La lentezza con cui si eseguono gli esercizi a solo è necessaria appunto per ottenere questa precisione. Niente è lasciato al caso. Siamo di fronte a un sistema scientifico in cui tutto è studiato per ottenere il massimo risultato dal nostro addestramento.

Caratteristiche generali del Taiji Quan quale “ Arte Marziale ” sono:
– Fluidità, continuità, circolarità del movimento. Le azioni e le tecniche scorrono in modo fluido ed ininterrotto rispettando il principio fondamentale dell’alternanza dello Yin e dello Yang realizzando attraverso le spirali dei movimenti ciò che è diretto.
– Connessione, rilassamento, intenzione del corpo e della mente. In ogni “sua” azione ogni parte del corpo è collegata all’altra in maniera tale che il movimento che viene originato dalla terra e diretto dal centro del corpo si riflette nella sua periferia, questo avviene in uno stato di rilassamento, permettendo al Qi (energia) di fluire secondo l’intenzione generatrice (Yi).
– Ascoltare, cedere, aderire, rilasciare. Il Taiji Quan insegna ad ascoltare il movimento e l’intenzione di chi ci sta di fronte, aderendo e cedendo ad ogni sua iniziativa, utilizzandola a proprio vantaggio e rilasciando la forza al momento opportuno.

Il contrasto tra la lentezza delle forme e la velocità con cui un praticante di Taiji Quan combatte e si muove nella realtà, è solo apparente. Si dice nei classici che “una grande lentezza genera una grande velocità”, e se ci pensiamo bene, ciò è in perfetto accordo con il principio di Yin e Yang. Solo da uno Yin portato al suo massimo, può nascere lo Yang. Ma in pratica la velocità del combattente di Taiji è data soprattutto da due fattori: la sua scioltezza (tutti gli allenamenti di Taiji sono fatti senza contrazione muscolare), e la sua sensibilità.
Il praticante di Taiji si muove semplicemente prima dell’avversario, eseguendo la traiettoria più corta e più giusta. Ecco perché arriva prima. Ciò è possibile sentendo (TING JIN) in anticipo il movimento dell’avversario, e di conseguenza anticipandolo o comunque mantenendo una posizione di vantaggio. E’ da notare che a livelli avanzati, e con la crescente abitudine al combattimento, questa sensibilità non si manifesta solo a contatto, ma anche “a distanza”. Di conseguenza saremo capaci non solo di “sentire” ma anche di “vedere” l’intenzione dell’avversario.

Tipologie di tecniche


Il Taiji usa tutto il corpo per colpire: spalle, anche, ginocchia, gomiti, mani. Le singole parti vengono rese apparenti (yin) o sostanziali (yang) a seconda dell’effetto che desidera ottenere.

FA: il palmo delle mani (ZHANG) è il colpo più usato negli stili interni. Un colpo con il palmo della mano ha un effetto devastante e può provocare lesioni interne. Il pugno (QUAN) è sempre dato in scioltezza fino alla fine. E’ bene ruotare il pugno in connessione al proprio centro per dargli forza esplosiva. I calci (JIAO) non sono mai alti, e il loro uso, negli stili interni, è limitato.

NA: le leve articolari (QINNA) sono applicazioni che studiano dettagliatamente la tecnica di attaccare le articolazioni con lo scopo ultimo di romperle.

SHUAI e TUI: le tecniche di corpo a corpo nel Taiji Quan si basano sempre e solo su un principio: far perdere il centro e l’equilibrio all’avversario. Una volta che l’avversario non ha più radici, è possibile strattonarlo e scuoterlo come un fuscello, o proiettarlo al suolo senza grande fatica. Si dice: “usare la forza dell’avversario contro di lui”, e “400 grammi di forza vincono 100 chili”.
La chiave è in un solo punto: quello dell’equilibrio.

La cattiva pubblicità ci ha dato un’idea sbagliata del termine “Gong Fu” (Kung Fu). Ai più sembra che esso sia soltanto un metodo di combattimento basato su calci e pugni . Il Gong Fu cinese non è questo. Il termine è spesso usato come sinonimo del meno comune “Wushu”, che designa l’insieme delle arti marziali cinesi. In Cina abbiamo centinaia di sistemi di combattimento, più o meno noti…Molto famosi sono lo Shaolin Quan e il Taiji Quan, perché rappresentano gli opposti nel porre l’enfasi sul “duro e veloce” (Shaolin) e sul “morbido e lento” (Taiji), ma soprattutto perché conobbero uno sviluppo storico favorevole. Le arti marziali cinesi (Wushu) si dividono in due grandi “famiglie”: Waijia e Neijia, “stili esterni” e “stili interni”. Quindi con il termine Gong Fu indichiamo una qualsiasi delle arti marziali cinesi, esempio il Taiji Quan. Ma il termine, letteralmente, ha anche e soprattutto un altro significato quello di “duro lavoro”.

I maestri dicono che il Gong Fu è fatica, non c’è Gong Fu se non c’è fatica. In questa eccezione, è Gong Fu tutto ciò che è ottenuto con un duro lavoro. Il termine acquista quindi il significato di “capacità”, “abilità” nel compiere qualcosa. Una persona qualsiasi, un artigiano, un falegname, un pittore può avere o non avere Gong Fu, talento, capacità e questo dipende dal suo più o meno duro lavoro. Anche un praticante di arti marziali può avere o meno Gong Fu; se non ce l’ha, i suoi movimenti saranno privi di efficacia, saranno “vuoti” e non funzioneranno. Saranno come movimenti di una danza.
Per il praticante di Taiji Quan il Gong Fu risiede nella pratica costante (duro lavoro) e nella comprensione di questo sistema cosi strano per il nostro modo di pensare. Un praticante Taiji Quan ha Gong Fu se incarna, rappresenta e dimostra i principi del suo sistema, principi di cedevolezza, di forza interna, atti a sconfiggere l’avversarlo senza l’uso canonico della forza (muscolare).

Storia del Taiji Quan


Jou Tsung Hwa lo definisce come “l’ultima e la più elevata fra le arti marziali. Esso si basa sui tre fondamentali principi della filosofia Taiji: la trasformazione dei trigrammi dell’I-Ching, il diagramma Taiji e i cinque elementi. Gli obiettivi del Taiji Quan includono l’armonia della mente, il miglioramento dello stato di salute e l’ottenimento del ringiovanimento e della longevità”. L’origine leggendaria fa risalire la creazione di questa pratica al venerabile Zhang Sanfeng, eremita taoista citato dai testi classici come vivente nel XII-XIII secolo e proclamato santo nel 1459: questi, meditando sulla natura aggressiva delle arti marziali, ritenne di poterle volgere a metodo per sviluppare lo spirito. Un giorno osservando una gazza che cercava di colpire un serpente, rimase colpito dai movimenti del rettile che si difendeva: contorcendosi e arrotolandosi, l’animale eludeva l’attacco. Tale sarebbe stato lo spunto della creazione di un esercizio per lo sviluppo della padronanza di sé detto Quan-pugno. Tale pratica adottata nei monasteri e nelle scuole dei templi taoisti doveva condurre all’armonizzazione di corpo, mente e spirito attraverso il movimento e la concentrazione su di esso. Già presso il tempio di Shaolin si praticavano tecniche ricondotte a caratteristiche e movenze animali: il Drago che sviluppa attenzione e calma; la Tigre che rinforza le ossa; il Leopardo che incrementa l’applicazione della forza; la Gru che abitua alla concentrazione e alla stabilità e infine il Serpente, che stimola la respirazione interna e la sensibilità del corpo. Zhang Sanfeng stesso avrebbe descritto il Taiji Quan così: “la forza interiore è radicata nei piedi, sviluppata nelle cosce, controllata dalla vita ed espressa attraverso le dita delle mani”. Ma forse l’associazione della figura dell’immortale taoista con il Taiji Quan è di natura prettamente propagandistica o del tutto erronea: un maestro di pugilato del XVI secolo affermava di aver imparato una tecnica dall’alchimista Zhang Sanfeng, eremita sul monte Wu-dang, che l’aveva acquisito dall’imperatore scuro in sogno, senza però citare esplicitamente il Taiji Quan. Qualunque sia la natura degli antichi racconti, questi sono sintomatici del clima e dei molteplici aspetti e apporti da cui ebbero avvio le arti marziali e questa in particolare. Dal punto di vista prettamente storico però si deve attendere fino al secolo scorso, quando nel 1949 la Cina ha iniziato una campagna di promozione delle arti marziali su larga scala, perseguendo anche la definizione delle genealogie di ciascun ramo. In tal modo negli anni ’60 lo studio accurato delle fonti storiche, con lo spoglio della documentazione privata delle famiglie e poche tracce incrociate, fanno risalire le origini del Taiji Quan a CHEN WANG TING (IX generazione della famiglia Chen), guerriero professionista vissuto nella prima metà del 1600 tra la fine della dinastia Ming e l’avvento dei Ching, impegnato attivamente contro il banditismo. A questo personaggio si dovrebbe la creazione e la perpetuazione familiare all’interno del proprio villaggio di Chenjiagou nella provincia di Henan, di 5 Lu (forme) di Taiji Quan; 5 forme di Pao Cui (pugni come colpi di cannone), e 1 forma di Chang Quan (la lunga boxe di 108 posizioni). I suoi meriti fondamentali in campo tecnico sarebbero la combinazione degli esercizi di Taiji Quan con le tecniche del Daoyin (applicazione dell’energia interna) e del Tuna (respirazione profonda), e la creazione degli esercizi di Tui Shou (spinta con le mani) a due.

Elementi di pratica del Taiji Quan


Si pensa che in origine le posizioni fossero assunte separatamente, e che solo in un secondo tempo siano state legate in una serie continua di movimenti detta “forma”. Ma poiché il Taiji Quan si basa proprio su tale continuità, il primo e principale obiettivo del praticante è quello di passare correttamente da una posizione all’altra; tali passaggi sono troppo complicati per essere semplicemente descritti. Ecco perché risulta impossibile apprendere il Taiji Quan da un libro per un principiante, mentre può fornire una guida per chi conosce già i fondamenti.
Prima di praticare la forma si assume la posizione di attenzione: eretti con il volto verso nord; la testa, il collo, il busto allineati e perpendicolari alla terra, ma il più possibile rilassati. Sciogliere ogni tensione nervosa o muscolare, svuotare la mente per ottenere la serenità interiore, lo stato di Wu-Chi (“cuore sereno e mente concentrata”).

Poi subentra l’intenzione, Yi, o pensiero creatore, prima ancora che il movimento abbia inizio; il peso è ancora ancorato a terra “attraverso” i piedi; la testa e la spina dorsale devono essere dritte. Per permettere allo spirito di vitalità (Shen) di salire alla sommità del capo, la testa deve essere tenuta come se fosse sospesa con una corda dall’alto. Il rilassamento deve rendere percettiva ogni parte del corpo, lasciando così che l’energia in circolo, il Qi possa scendere nel Dantien (“campo di cinabro”), un punto posto tre dita sotto l’ombelico e due dita in profondità. Questa posizione pone l’uomo al centro tra il Cielo (Yang) e la Terra (Yin), in modo che la pratica del movimento Taiji lo inserisca nella naturale corrente dell’universo.

Così come nel diagramma Taiji, in tutte le figure eseguite dal praticante si devono riconoscere degli archi; in particolare si definiscono i 5 archi: due archi delle gambe, due archi delle braccia e l’arco della schiena.

Lo Yang indica la sostanzialità e solidità mentre lo Yin è la vacuità, completandosi e succedendosi si avrà la nascita dello Yang quando lo Yin è al culmine e viceversa; nel Taiji Quan è importante distinguere chiaramente tra pieno e vuoto.
Una delle caratteristiche fondamentali del Taiji Quan è quella di rendere il praticante capace di usare l’energia interna al posto della forza muscolare. Da ciò risulta evidente come il Taiji Quan e il Tui Shou siano dei veri e propri laboratori per la scoperta di se stessi, del funzionamento del proprio corpo e della propria energia interna. Ogni movimento di Taiji Quan genera un’energia, o forza, che i cinesi chiamano Jing. Essere in grado di comprendere questi Jing corrisponde sicuramente a un buon livello di pratica. Nel Taiji Quan abbiamo otto Jing di base detti “gli otto cancelli”-Ba Men, a cui si sommano “i cinque passi”-Wu Pu, ed è per questo che spesso nel parlare di Taiji Quan si parla di “tecnica dei tredici movimenti”.

Gli otto cancelli sono: PENG – parare LU – andare indietro ruotando JI – premere AN – spingere verso il basso o respingere CAI – torcere o tirare verso il basso LIEH – dividere ZHOU – colpo con il gomito KAO – spallata o colpo con il corpo

A questi si sommano i cinque passi: -avanzare -indietreggiare -volgersi a destra -volgersi a sinistra -centro o equilibrio.

Gli otto cancelli si riconducono alle Quattro Direzioni (Ssa-Cheng) e ai Quattro Angoli (Ssa-Yu); mentre i cinque passi sono ricondotti ai Cinque Elementi (Wu-Xing).

Scuole di Taiji Quan


Scuola CHEN

Alla fine del 1700 però tutto il lavoro di Chen Wangting era andato perduto tranne la prima forma del Taiji e la prima forma di Pao cui, quando CHEN CHANG XIN (o Chen Changhsing, 1771-1853, XIV generazione della famiglia Chen) unificò e risistemò il materiale pervenuto fino a lui dividendolo in due parti: Lao jia yi lu (vecchio stile prima forma) e Lao jia er lu (vecchio stile seconda forma, comunemente detta Pao cui, pugni come colpi di cannone). In seguito rielaborazioni della Lao jia sono apportate dai fratelli CHEN YOUBENG e CHEN YOUHENG, originando la forma Xin jia-“nuovo stile”; con loro iniziò anche la diffusione dello stile Chen al di fuori della famiglia. A questo periodo risale l’omissione del principale aspetto marziale a favore di altre finalità, poiché l’introduzione delle armi da fuoco su larga scala ne aveva penalizzato l’interesse. Di fatto molte forme di Xin jia insegnate oggi non sono altro che la Lao jia insegnata da Chen Fake (1887-1957, XVII generazione Chen) a Pechino nel 1930, più dinamica e con qinna (leve articolari); con lui hanno studiato i figli Chen Zhaoxu e Chen Zhaokui, il nipote Chen Zhaopi e gli allievi Gu Liuxin e Feng Zhiqiang. Oggi rappresentano la famiglia Chen, Chen Xiaowang, Chen Xiaoxing (figli di Chen Zhaoxu, nipoti di Chen Fake), Chen Zhenglei, Zhu Tiancai e Wang Xian (allievi di Chen Zhaopi), XIX generazione della famiglia.

Scuola YANG

Dalla originaria scuola Chen derivarono altre scuole, tra cui la principale, anche per la diffusione all’estero, è la scuola Yang. Nel XVIII secolo, l’allievo di Chen Changxin, YANG LUCHAN (1799-1872) portò questa boxe a Pechino, insegnandola anche alla famiglia imperiale, con leggere modifiche sia sue che dei suoi discendenti, trasformandolo da metodo di combattimento a tecnica salutistica. A quel tempo il Taiji veniva chiamato Hua o Chuan neutralizzante e Mein o Chuan morbido, perchè trasformava la difesa in attacco ed era morbido come il cotone.
Così lo imparò YANG CHIEN HOU, figlio di Yang Luchan, che lo propose col nome di “stile di mezzo”; in tal modo si originò una scuola diversa, sistematizzata da YANG CHEN FU (1883-1936), nipote di Yang Luchan, con il “grande stile”, più lento, continuo e aggraziato. In particolare questo ceppo del Taiji perde ogni emissione energetica rapida (Fa jin), e vi sono poche tecniche a pugno chiuso.

Scuola WU

Ad uno dei figli di Yang Luchan, YANG BANHOU fa capo un altro indirizzo: egli insegnava “una piccola concatenazione” con movimenti più contratti; il suo allievo WU QUANYOU la trasmise al figlio WU JIANQUAN (1870-1942), creando una scuola diversa caratterizzata da movimenti contratti e tronco inclinato, insegnata a Shangai.

Scuola SUN

Fondatore della scuola mista Sun è SUN LU TANG (1860-1932), esperto di Ba Gua e Xing Yi (due stili interni di Kung Fu), che imparò il Taiji da Hao Weizheng della scuola Wù di Wu Yuxiang. Fondendo le tre tecniche Sun Lutang ne trasse una nuova originale.

Scuola WU’

Dalla Lao Jia, la scuola Wù di WU YUXIANG insegnata e ancora popolare a Singapore.

Scuola ZHAOBAO

Dalla Xin Jia (nuovo stile) di Chen Youbeng, ed in particolare da una sua modificazione denominata Xiao Jia (piccolo stile), deriva lo stile del villaggio di Zhao Bao (limitrofo a Chenjiagou), diretto parente dello stile Chen.

Altre scuole

sono la HAO di Hao Weizheng, e la LI di LI YIYU, che divenne famoso pubblicando molti articoli sulle teorie e i benefici del Taiji.

La relazione e lo scopo delle forme delle diverse scuole scaturisce evidentemente dalla loro storia: la Chen è l’originaria, dunque completa, eccellente arte marziale e disciplina terapeutica; la Yang è stata adeguata alla diffusione su larga scala, perciò meno rigorosa e privata del duro aspetto marziale, con fondamentale attenzione all’applicazione salutistica, che l’ha resa la più conosciuta in assoluto, anche se “apprendere lo stile Yang senza conoscere le applicazioni è come andare in un negozio di scarpe per comprarne un paio e tornare a casa con la scatola vuota”(J.T.Hwa). Infine lo stile Wu, in cui i movimenti esteriori si riducono al minimo, interiorizzando la pratica del movimento.

Aspetti Filosofico-Religiosi


Al primo imperatore leggendario della Cina, Fu Hsi, che si ritiene abbia governato nel 2800 a.C., è accreditata la formulazione dei concetti di Yin e Yang, e i fondamenti dell’Yi-Ching, i libro dei cambiamenti, un testo scaturito dall’antico metodo di divinazione. Si ritiene che sia stato però durante la dinastia Han che i concetti di Yin-Yang furono sviluppati per interpretare l’Yi-Ching. L’Yi-Ching non è un testo religioso ma piuttosto una descrizione della natura utilizzando dei simboli lineari, gli otto trigrammi, analizzando ogni fenomeno in sei stadi, utilizzando come base i simboli Yin-Yang che rappresentano il processo di trasformazione.

I concetti di Yin-Yang, la teoria dei cinque elementi e l’idea di Qi compaiono anche nel massimo trattato di medicina cinese il Nei Jing Su Wen, o il libro di medicina interna dell’imperatore giallo, il leggendario Huang Ti. Questo indica l’interazione di tutti questi principi e le idee che concorrono a porre le basi su cui è costruito il Taiji Quan. Allo stesso modo compaiono anche il Confucianesimo che pone l’accento sulla moderazione e sulla giusta misura, la filosofia dell’aureo mezzo, e il Taoismo che indica la via da seguire nell’accompagnare il ritmo naturale del continuo cambiamento.

Secondo la filosofia cinese, all’origine era il Wu-Chi, il Vuoto, da cui fu formato l’universo, che ebbe inizio con l’intenzione, Tai-Chi (principio supremo), l’inizio del movimento e dell’essere, sorgente dei due opposti complementari che tutto compongono e creano, lo Yin e lo Yang, il polo negativo e quello positivo. Tra questi intercorre una relazione fondata sull’opposizione, ma inseparabile e armoniosa, così sono Yin la notte e Yang il giorno, che si alternano senza poter privarsi l’uno dell’altro.

Le caratteristiche di Yang sono calore, movimento e forza centrifuga, mentre freddo, immobilità e forza centripeta sono caratteristiche dello Yin. Il comprendere l’alternarsi necessario renderà concepibili i cicli dell’universo fino ai singoli avvenimenti dell’esistenza: così la mentalità popolare segnata dall’alternarsi stagionale meglio si adeguava ai cambiamenti di quanto faccia oggi il frenetico cittadino. E’ in questa chiave che si deve interpretare l’atteggiamento del Taji Quan che afferma come si debba essere disposti a perdere per riuscire a vincere, e a retrocedere per avanzare. Questi concetti si rendono graficamente con il diagramma Fu Sze Tai-Chi, il diagramma dell’universo naturale:

E’ da notare come la linea che divide i due campi -detti per la loro forma “i due pesci Yin e Yang”- sia curva e non retta: ciò indica la dinamicità, il perpetuo moto circolare, in senso orario; dunque non in condizione statica, ma un oggetto in movimento come una sfera che ruota. E’ questo il principio dell’energia interna detta Chan-Ssu-Chin: così come una ruota che gira velocemente lancia lontano da sé ogni oggetto che viene a contatto, così un esperto di Taiji può respingere chi lo attacca. I punti di colore opposto contenuti nei campi rappresentano l’interrelazione dei due principi, così come per esempio nell’uomo (Yang) vi è una piccola percentuale di ormoni femminili (Yin) e viceversa nella donna. Il concetto di armonia in equilibrio dinamico espresso dal binomio Yin-Yang si riscontra anche nella medicina cinese, accanto alla teoria degli elementi, evidenziando l’utilità della pratica del Taiji anche in questo campo.

Il TAOISMO

II Taoismo è un’antica corrente di pensiero cinese le cui idee fondamentali sono contenute nell’opera TAO TE CHING (Dao De Jing), attribuita al filosofo Laozi (Lao Tzu, letteralmente “Vecchio Maestro”). Si tratta di un personaggio non sicuramente storico, ma che leggenda vuole si sia ribellato alla corruzione di costumi in cui versava la corte e la società cinese tutta, e si sia diretto verso occidente “a cavallo di un bufalo”. Il TAO TE CHING sarebbe appunto il pegno che Laozi lasciò al guardiano del passo, al confine, per poter abbandonare la Cina. I concetti fondamentali del Taoismo sono quelli di DAO (Tao), e di WU WEI. Il concetto di Dao è in realtà molto complesso. Semplificando al massimo potremmo dire che il Dao è la Via, ma anche il principio e la fonte di tutto ciò che esiste. L’aspetto esteriore del Dao è rappresentato dai due principi opposti e complementari Yin e Yang, di cui abbiamo già accennato in precedenza.

II concetto di Yin e Yang ci insegna che gli opposti si fondono e si integrano alla perfezione, e mai uno dei due prevale definitivamente sull’altro. In questo modo possiamo accettare i momenti negativi come manifestazioni particolari del positivo, e non montarci la testa per le vittorie eclatanti, perché “il ritorno è il movimento del Dao”, e lo Yang genererà presto lo Yin, facendo della nostra vita un susseguirsi di cicli concentrici di fortuna e sfortuna, successo e insuccesso, salute e malattia. Noi stessi e il mondo siamo in costante mutamento, in evoluzione. Chi si ferma, chi non cambia, non è in armonia con il Dao, non è in armonia con la natura, è destinato a spegnersi. L’altro concetto fondamentale è quello di Wu Wei, che possiamo tradurre con “non azione”. Si intuisce facilmente che il termine non va preso alla lettera. Non agire non significa infatti rimanere passivi o inoperosi. Piuttosto con una certa esattezza potremmo dire che il suo significato è quello di “perfetta azione”, cioè azione conforme ai principi naturali. Si può adattare questo principio anche alla pratica del Taiji quan: solo conoscendo alla perfezione le leggi del movimento, che regolano l’uso delle forze, possiamo utilizzare l’irruenza dell’avversario contro di lui. Se i due contendenti oppongono forza alla forza, dimostrano di non conoscere le leggi naturali. In questo caso il confronto premierà il più forte tra i due. Ma Laozi nel Tao Te Ching dice che “tra due combattenti vince colui che cede”; così, attraverso la cedevolezza e il corretto utilizzo della forza, il Taiji Quan ci aiuta ad avere la meglio sugli avversari di tutti i giorni anche se apparentemente più forti. Wu Wei è quindi anche assecondare il movimento e adattarvisi senza ostacolarlo.

Aspetti Terapeutico-Salutistici


L’idea di salute in auge in Occidente fino ai giorni nostri consisteva in una forte muscolatura necessaria per lo svolgimento di lavori pesanti fino all’età industriale; oggigiorno, viene però a scontrarsi con uno stile di vita sedentario che accelera il processo d’indebolimento e di invecchiamento. Ma l’esercizio fisico proposto è sempre volto al potenziamento unilaterale della massa muscolare esteriore a scapito degli organi interni costretti ad un sovraffaticamento che si accentua con l’età.

Al contrario in Oriente, considerando la parte esterna del corpo umano Yang e gli organi interni Yin, si rileva come un eccessivo sviluppo dei muscoli sarà causa di squilibrio.

A differenza di altre pratiche ginniche, il Taiji non richiede forza, ma un completo rilassamento e concentrazione interiore: l’apparenza esterna diviene morbida come il cotone, mentre all’interno si è forti come l’acciaio. Questo livello è chiamato “sbarra di ferro nel cotone”. L’equilibrio così raggiunto assicura il mantenimento di giovinezza e salute, senza condurre al logorio degli organi.

La teoria del Wu-Xing, o dei cinque elementi (vedi appendice) si applica anche nella medicina tradizionale cinese agli organi interni divisi in due gruppi: i cinque Tsuan, Yin o organi solidi e i sei Fu, Yang o organi vuoti; secondo questa visione tutti gli organi sono regolati da diverse relazioni tra loro che ne influenzano il corretto funzionamento. Al contrario della medicina occidentale che si focalizza unilateralmente sull’unico organo malato, quella cinese interviene con una terapia più ampia.

Anche il Taiji Quan impiega sia i principi Yin-Yang che la teoria dei cinque elementi: ogni movimento fondamentale viene associato ad un elemento: così per esempio, l’equilibrio centrale è collegato alla terra, un passo in avanti al metallo, eccetera. “Quindi oltre a favorire una salutare relazione Yin-Yang fra l’attività mentale e il movimento fisico, il Taiji Quan è destinato a bilanciare gli organi interni e a promuovere l’armonia nel corpo intero. Mantenere un sistema bilanciato dinamicamente preserva la salute prevenendo la malattia, migliorando sia la qualità sia la lunghezza della vita”(J.T.Hwa).

“Chi in Occidente è diventato esperto delle sue complessità sostiene che la pazienza, la perseveranza e la capacità di semplificare, adattarsi e cambiare, necessarie per padroneggiare quest’arte, valgono un grande sforzo perché secondo tali esperti, fra tutte le terapie olistiche, il Tai Chi è la più completa, naturale ed efficace” (W. Craig Dodd).

L’accento sugli effetti curativi viene proposto in particolare dopo la rivoluzione del 1911 quando il Taiji Quan divenne molto popolare a Pechino. E’ vero che Yang Luchan e suo figlio Yang Banhou contribuirono a popolarizzare il Taiji Quan con la loro grande maestria nel combattimento, ma gli effetti curativi di quest’arte furono il principale motivo della sua diffusione di massa tra la popolazione.

Lo sviluppo preso dal Taiji nella direzione di disciplina curativa fu sicuramente anche favorito dalle sue caratteristiche di pratica: l’esercizio a solo infatti è un ottimo metodo per ottenere benefici personali attraverso un lavoro introspettivo.

Uno dei principi per la pratica del Taiji Quan è “cuore sereno e mente concentrata”; in questo modo si rilassano le tensioni nervose, e si sviluppa l’abilità di coordinare le funzioni dei vari organi del corpo. Rilassamento del corpo intero, respirazione profonda e naturale, movimenti circolari e morbidi che iniziano dal busto: tutto questo ci mette in armonia con ciò che ci circonda, libera i meridiani (Jingluo) e i vasi sanguigni, rafforza gli organi interni, sviluppa le funzioni dello scheletro, dei muscoli e favorisce le funzioni digestive. Una corretta impostazione posturale, inoltre, ci libera da tensioni dannose, e favorisce il libero fluire dell’energia interna. A riprova di queste sue caratteristiche, il Taiji Quan ha avuto negli ultimi decenni effetti curativi certi su disturbi cronici quali nevrastenia, nevralgie, alta pressione sanguigna, artrite, diabete. Viene praticato, oggi, in tutto il mondo, oltre che in Cina, ed anche in alcuni ospedali viene utilizzato come terapia aggiuntiva o di riabilitazione.